Schlein sbaglia: il governo non ha tagliato il fondo per gli asili nido (pagellapolitica.it)

di CARLO CANEPA

LA DICHIARAZIONE
«Questo governo ha ridotto il fondo nazionale sui nidi»
FONTE: OTTO E MEZZO – LA7| 14 SETTEMBRE 2023

Il 14 settembre, ospite a Otto e mezzo su La7, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha accusato (min. -31:17) il governo Meloni di aver tagliato il «fondo nazionale» per gli asili nido, rischiando di «perdere alcuni investimenti» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). «Ma è possibile avere la prima premier donna di questo Paese che non sente l’esigenza di investire nelle infrastrutture sociali, nei nidi?», ha dichiarato Schlein.

Abbiamo verificato e al momento è scorretto dire che il governo ha ridotto i soldi destinati agli asili nido.

I soldi per il nido

Non è chiaro a che cosa faccia riferimento Schlein quando parla di «fondo nazionale sui nidi». Da un lato esiste il fondo “Asili nido e scuole dell’infanzia”, creato dalla legge di Bilancio per il 2020 con una dotazione di 100 milioni di euro per ogni anno tra il 2021 e il 2023 e 200 milioni di euro per ogni anno dal 2024 al 2034. Dall’altro lato il Pnrr ha l’obiettivo di creare oltre 260 mila nuovi posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia grazie allo stanziamento di 4,7 miliardi di euro. Le scadenze prese dal governo Draghi con l’Unione europea erano due: entro il 30 giugno 2023 aggiudicare tutti i contratti di lavoro per la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza delle strutture, ed entro il 31 dicembre 2025 attivare tutti i nuovi posti dedicati ai bambini.

L’investimento del Pnrr a favore della prima infanzia è suddiviso in due parti: 1,6 miliardi di euro sono destinati ai cosiddetti “progetti in essere”, ossia quelli già finanziati da risorse nazionali prima dell’approvazione del Pnrr; i restanti 3,1 miliardi di euro vanno ai “progetti nuovi”, quelli pensati con la stesura del piano. Dei soldi per i “progetti in essere”, 700 milioni di euro vengono dagli stanziamenti dal già citato fondo “Asili nido e scuole dell’infanzia”, creato durante il secondo governo Conte, mentre quelli per i “progetti nuovi” arrivano per 2 miliardi dal Recovery and Resilience Facility (Rrf), il fondo europeo che finanzia il Pnrr, e per un miliardo dal Fondo sviluppo e coesione.

È vero che da qualche parte sono stati tagliati dei soldi, come ha dichiarato la segretaria del PD? Procediamo con ordine visto che la questione è piuttosto articolata.

I ritardi

Fino a oggi la procedura per l’attuazione di questo investimento previsto dal Pnrr è stata tutt’altro che semplice.

Innanzitutto un decreto del presidente del Consiglio dei ministri di dicembre 2020 ha stabilito le modalità che i comuni dovevano seguire per presentare i progetti e accedere ai 700 milioni di euro di finanziamenti per i cinque anni tra il 2021 e il 2025, suddivisi in varie voci di spesa. A marzo 2021 è stato pubblicato il primo avviso pubblico per la presentazione delle richieste di finanziamento, che dava due mesi di tempo per la presentazione delle candidature. Una graduatoria provvisoria è stata presentata ad agosto 2021, successivamente i soldi del fondo sono stati incorporati nel Pnrr e un’altra graduatoria è stata approvata il 31 marzo 2022.

Per quanto riguarda i “progetti nuovi” il processo è stato più travagliato. A dicembre 2021 il Ministero dell’Istruzione ha stabilito che, dei 3 miliardi di euro del Rrf, 2,4 miliardi andassero a progetti per la fascia di età 0-2 anni e 600 milioni a quella tra 3-5 anni. È stata inoltre fissata la soglia in base alla quale almeno il 40 per cento delle risorse stanziate dal Pnrr dovesse andare alle regioni del Mezzogiorno.

La scadenza di un primo bando è stata fissata al 28 febbraio 2022: come spiega il sito del ministero, questa data è stata prima posticipata al 31 marzo, vista la scarsa partecipazione delle regioni del Mezzogiorno, e poi proprio a queste regioni è stato dedicato un altro bando con scadenza al 31 maggio 2022. Tutto questo, lo sottolineiamo, è avvenuto durante il governo Draghi.

Inizialmente i comuni avrebbero dovuto affidare i lavori per la costruzione dei nuovi posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia entro il 31 marzo 2023, in anticipo rispetto alla prima scadenza concordata con l’Ue. La graduatoria definitiva dei bandi è stata approvata a ottobre 2022, ma il mese dopo, a poche settimane dall’insediamento del governo Meloni, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha spostato la scadenza del 31 marzo al 31 maggio 2023, un mese prima della data in cui era stata fissata con l’Ue l’apertura dei cantieri.

Tra le altre cose l’aumento dei costi delle materie prime, che aveva già rallentato la selezione degli interventi, stava avendo conseguenze anche sull’avvio della loro progettazione. Già all’epoca si intuiva comunque che la nuova scadenza sarebbe stata difficilmente rispettata. E infatti a maggio, con un decreto-legge, la data è stata spostata di nuovo, questa volta al 30 giugno 2023, in corrispondenza proprio con il traguardo fissato con l’Ue.

Questo traguardo rientrava tra quelli da centrare per poter chiedere l’erogazione della quarta rata da 16 miliardi di euro. La scadenza non è stata rispettata, secondo il governo proprio a causa dei costi troppo elevati e delle difficoltà amministrative. L’esecutivo ha così trattato una modifica sia della terza, che a breve dovrebbe essere erogata all’Italia, sia della quarta rata del Pnrr, su cui sono iniziate le valutazioni della Commissione Ue.

La revisione del Pnrr

Alla fine di luglio il governo Meloni ha presentato la sua proposta di revisione del Pnrr, promessa in campagna elettorale, e l’ha ufficialmente inviata alla Commissione europea il 7 agosto. Per quanto riguarda gli asili nido «la proposta mira a rivedere l’obiettivo intermedio dell’aggiudicazione di tutti gli interventi previsto dalla quarta rata con l’aggiudicazione di un primo insieme di interventi e l’impegno a lanciare un nuovo bando per raggiugere l’obiettivo finale della misura alla luce delle circostanze oggettive intervenute», si legge nella proposta di revisione del Pnrr.

«La modifica introdotta, quindi, non definanzia nessun intervento ma, per raggiungere l’obiettivo finale, impegna il governo a emanare un nuovo bando di selezione degli interventi». Il testo aggiunge che il governo ha proposto di rafforzare l’investimento sugli asili nido «con un incremento del finanziamento di 900 milioni di euro necessari per indire un nuovo bando che assicuri il conseguimento» degli obiettivi.

Al momento sono in corso le trattative tra la Commissione europea e il governo italiano per approvare la revisione del Pnrr. In ogni caso gli asili nido e le scuole dell’infanzia non rientrano tra le 16 misure del piano che il governo ha proposto di definanziare, promettendo comunque di portarle a termine con altre risorse (tra queste misure, per esempio, ci sono quelle per il contrasto al dissesto idrogeologico).

Dunque, sulla base di quanto appena visto, il governo non ha deciso di tagliare i fondi per gli asili nido, ma anzi di aumentarli, posticipando però le scadenze per l’avvio dei lavori. Ma il governo dove li ha trovati i 900 milioni di euro in più promessi per gli asili nido? Il 7 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge, ribattezzato “decreto Caivano”, che però non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In una bozza del provvedimento è previsto un articolo che autorizza il potenziamento dell’investimento del Pnrr sugli asili nido.

La cifra dei 900 milioni di euro non è indicata e i nuovi interventi sono affidati a nuovi decreti del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Le risorse per finanziare il potenziamento potranno essere individuate, per esempio, tra quelle non ancora assegnate dal fondo “Asili nido e scuole dell’infanzia” per il 2027 e da altre voci del ministero.

Come ha spiegato Il Sole 24 Ore in un articolo del 19 agosto, c’è anche il rischio che «parte dei progetti ammessi non soddisfi più i criteri dei finanziamenti comunitari». I nuovi stanziamenti del governo potrebbero servire per coprire proprio questi progetti che, già cantierizzati, rischierebbero di perdere i finanziamenti europei.

Il verdetto

Secondo Elly Schlein il governo Meloni «ha ridotto il fondo nazionale sui nidi». Abbiamo verificato e al momento l’accusa mossa dalla segretaria del PD è scorretta.

L’investimento del Pnrr sugli asili nido è stato parecchio travagliato. Durante il governo Draghi sono serviti vari bandi per cercare di assegnare le risorse ai comuni, con varie proroghe. Il governo Meloni ha posticipato la scadenza dell’avvio dei cantieri al 30 giugno 2023, obiettivo poi non centrato.

Nella proposta di revisione del Pnrr il governo ha scritto di voler stanziare altri 900 milioni di euro per potenziare il piano sugli asili nido e rispettare gli impegni presi con l’Ue.

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