Nel fortino di Landini, dove si passa dal tempo indeterminato al marciapiede con un cambio di serratura (ilriformista.it)

di Aldo Torchiaro

La CGIL non Ama le assunzioni?

Il fortino di Corso Italia è in massima allerta. Fonti interne riferiscono che la tensione è alta, palpabile. Tanto che il segretario generale, Maurizio Landini, ha chiesto di tenere inchiodata nell’homepage del sito del sindacato rosso una sua foto eloquentemente su di giri sotto alla quale titola: “Attacco politico contro la CGIL e il suo segretario”.

La scomparsa del presidente della Repubblica emerito, Giorgio Napolitano, non ottiene neanche la metà di quello spazio. E l’attacco, a leggere il documento, è contro la persona del segretario ma anche contro quella di Gianni Prandi, di cui sarebbe addirittura “in pericolo la sicurezza personale”. Nientemeno l’incolumita? Può essere un lapsus interessante: in che modo pubblicando le spese che si desumono dal bilancio Cgil i giornalisti metterebbero in pericolo la sicurezza dell’imprenditore amico di Landini?

La lista dei licenziati si allunga

Mentre aspettiamo di ricevere una smentita che non arriva, o una precisazione che pure tarda, dobbiamo allungare ancora la lista dei dipendenti CGIL licenziati in tronco. Tutti all’improvviso, passati dal tempo indeterminato al marciapiede senza passare dal via, con l’arrivo di Maurizio Landini al vertice di Corso Italia.

Alex Mantegna lavorava alla Fillea CGIL di Palermo. Era il 2019, Alex si ritrovò senza lavoro da un giorno all’indomani. Senza lettera di preavviso. Senza trattativa per una diversa assegnazione: tutto ciò che il sindacato insiste per avere dai datori di lavoro, viene infranto puntualmente quando il datore è la CGIL stessa.

Taranto già nel 2019 aveva perso il posto in CGIL Iginia Roberti, dopo 35 anni di leale servizio nel sindacato. “Motivi di criticità finanziaria”, l’algida motivazione con cui è stata messa alla porta. Unica fonte di sostegno della famiglia, la donna si sentì persa. Anche nel suo caso, nessun preavviso, nessuna formula compensativa. Le cambiarono le chiavi dell’ufficio: una mattina si recò ad aprirlo e trovò che la serratura era stata sostituita nella notte. “Per due giorni mi sono recata ugualmente al lavoro, senza poter entrare, perché era stata cambiata la serratura. Solo poi ho ricevuto la lettera di licenziamento”, ha raccontato.

Da allora però, per la donna sono iniziati i guai poiché, spiega, “senza il mio stipendio, un’intera famiglia non sa come sopravvivere”. Effetto Landini anche in Puglia. Che si abbatte, in questo caso, su una donna separata, con un figlio 21enne a carico, un fratello disabile e una madre malata.

Giovanna Chianese, Fisac CGIL Napoli, venne mandata via nel 2021 perché – gravemente malata – aveva cumulato “troppe assenze”. Le svuotarono l’ufficio di notte, le fecero trovare la scrivania assegnata ad altri. “Prassi, da queste parti”, ci dice un sindacalista.

La linea rossa di Landini

In tutti i casi di licenziamento di cui Il Riformista viene messo al corrente, ci sono analogie significative.
Il metodo? Arrivano tre lettere di contestazione, una a distanza di qualche settimana dall’altra”, spiega al Riformista una sindacalista licenziata. Nessun licenziamento avviene per giusta causa, se non per asserite difficoltà economiche. Eppure i bilanci sono in attivo, almeno quelli nazionali. I contratti di solidarietà, però, la CGIL li pretende da tutti ma non li ha mai applicati al suo interno. Nessun licenziamento viene preceduto dalla comunicazione di preavviso prevista dalla legge. E a nessuno – una volta aperta la botola sotto ai piedi – viene accordata la possibilità di parlare con Maurizio Landini, o di ricevere, par di capire, reale assistenza dalla Filcams Cgil a cui i dipendenti del sindacato devono iscriversi.

Nel caso di Alex Mantegna “Ha chiesto migliaia di volte di parlare con Landini, ha sempre rifiutato di parlargli”, ci dicono. Per Iginia Roberti si è mosso il volontariato, il terzo settore. Per scrivere a Landini una lettera e provare a dialogare: il movimento civico Massa critica Ionio gli ha indirizzato una missiva in cui sottolinea “la sostanziale indifferenza nei confronti di una lavoratrice che per 35 anni ha affidato la sua vita all’organizzazione sindacale”. La linea rossa di Landini riceve tante chiamate, a quanto pare. Ma non risponde a nessuno. Soprattutto a chi licenzia.

La CGIL non Ama le assunzioni?

Che la CGIL in più di qualche occasione non si faccia scrupoli di licenziare, ormai lo hanno capito tutti. Quello che non tutti sanno è che non sono rari i casi in cui il sindacato di Landini si oppone alle assunzioni. È quanto si sta verificando a Roma in questi giorni. La riorganizzazione di Ama, la municipalizzata dei rifiuti del Campidoglio, comporta lo spostamento di 46 persone, la nomina di 5 nuovi responsabili delle autorimesse e un bando per l’assunzione di 60 persone per 6 mesi per gestire oltre 80mile cartelle “pazze” della Tari, perché inviate più volte ai romani o a persone sbagliate.

Sono le decisioni prese dall’Ama che però non è passata dall’esame congiunto con i sindacati previsto dal contratto Utilitalia (cui la municipalizzata soggiace): le assunzioni sono un “atto di imperio inaccettabile” per la CGIL, che è pronta ad arrivare fino al giudice del lavoro se a via Calderon de la Barca non annulleranno il progetto di assumere così indiscriminatamente, senza “coinvolgere il sindacato”.

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