Che senso ha strappare le foto degli ostaggi di Hamas appese nelle nostre città? Risposte agghiaccianti (ilfoglio.it)

di PAOLA PEDUZZI

I VOLANTINI STRACCIATI

Le motivazioni di chi strappa i volantini delle persone rapite dal gruppo terroristico e la sintesi di Rachel, madre di un ostaggio

Times Square giovedì sera è stato apparecchiato un lungo tavolo a ferro di cavallo con più di duecento posti vuoti.

In centro c’è un tavolo più piccolo, il tavolo dei bambini con i piatti colorati e le posate più piccine, di fianco ci sono gli orsi di peluche con una benda sugli occhi. Anche la settimana scorsa, per il primo Shabbat dopo il massacro del 7 ottobre, erano stati apparecchiati in molte piazze e locali internazionali gli stessi tavoli per ricordare gli ostaggi presi da Hamas, e poi  i passeggini vuoti, i posti a teatro vuoti, o tante paia di scarpe con un palloncino a forma di cuore attaccato alle stringhe e le candele e le luci.

La scritta è sempre la stessa: portateli a casa. Il numero dei posti vuoti no, non  è  lo stesso: sono stati liberati quattro ostaggi, ma il numero complessivo è aumentato. Il riconoscimento dei corpi massacrati da Hamas nel sud di Israele è ancora in corso ed è per questo che varia questa mostruosa contabilità: i dispersi o sono morti o sono stati catturati.

Molti volti abbiamo imparato a riconoscerli, appaiono sui volantini che vengono appesi in tante città e campus universitari, sui lampioni, sulle bacheche, sui muri. Ma spesso vengono strappati via oppure al posto  della scritta rossa “rapito” sopra ai nomi, alla foto, alla richiesta di aiuto, viene messa la scritta: “Occupante” leggi tutto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *