di Elisa Messina
La filosofa Cavarero: c’è una deriva ideologica
«Provo imbarazzo per quei passaggi contro Israele contenuti nel messaggio sulla piattaforma di Non una di meno. Il testo che annunciava la manifestazione di ieri andava focalizzato sulla violenza contro le donne e basta. Perché questo è il tema sul quale bisogna raccogliere sempre più consensi. Invece è stato scelto di coinvolgere tematiche non coerenti, tra cui la condanna di Israele senza citare la violenza di Hamas».
È netta la filosofa Adriana Cavarero, studiosa di filosofia politica, appassionata del pensiero femminista e autrice di saggi come Le politiche femministe e Donne che allattano cuccioli di lupo. La polemica che la imbarazza è quella innescata dai riferimenti a Israele e alla sua politica «colonialista e razzista tesa a cancellare il popolo palestinese» presenti nel comunicato stampa del movimento transfemminista Non una di meno dove si annunciava la manifestazione nazionale del 25 novembre e si invitava alla partecipazione.
«Si tratta di un riferimento fuori contesto che finisce per innescare inutili polemiche e indebolisce l’attenzione al tema della violenza sul quale vediamo un accordo trasversale», osserva la studiosa.
Basta vedere il voto all’unanimità sul nuovo disegno di legge contro la violenza che c’è stato giovedì scorso al Senato.
«Certo, ma più in generale citare i palestinesi senza citare i crimini di Hamas è un errore storico, è divisivo dal punto di vista politico ed è sbagliato anche dal punto di vista femminista».
In che senso?
«Quello della violenza sulle donne nelle guerre, degli stupri come arma, è, da sempre, un argomento forte del pensiero femminista, ovvero puntare l’attenzione su come viene trattato il corpo delle donne durante i conflitti. Ne abbiamo parlato e continuiamo a parlarne, per esempio, anche per la guerra in Ucraina. Ma ora facendo un distinguo così partigiano, ovvero omettendo gli stupri di Hamas, si finisce per indebolirlo e sminuirlo».
Perché questo errore? Superficialità politica?
«Parlerei di deriva ideologica. Un modo sbagliato e divisivo di fare politica. Concentriamoci sul tema, adesso, tutto il resto sono divagazioni che indeboliscono la battaglia contro la violenza. L’orrenda uccisione di Giulia Cecchettin ha avuto e sta avendo un’enorme attenzione mediatica e ha portato sul tema della violenza un’attenzione trasversale che non si era mai vista prima. Ieri si scendeva in piazza per questo e non per altro».