Scarpinato mi vuole intimidire, non mi faccio mettere il bavaglio (unita.it)

di Piero Sansonetti

L'attacco dell'ex procuratore

Lui pensa che essendo ex magistrato e per di più senatore può proibire ai giornalisti di impicciarsi di cose che lo riguardano. Ma ancora non è così…

Il senatore ed ex magistrato Scarpinato si è offeso perché ho suggerito a Travaglio di proseguire la battaglia antimafia senza di lui. E mi ha querelato un’altra volta. Lo fa spesso. Scarpinato credo che sia un tipo permaloso. Almeno su questo immagino che Travaglio – visto che lo ha scritto ripetutamente – sarà d’accordo con me: i politici (tanto più i magistrati e ancora ancora di più i magistrati politici) quando querelano lo fanno con un unico scopo: intimidire il giornalista e spingerlo a tacere. Ma io, come rispose Totò ad Aldo Fabrizi “non mi intimido”.

Avevo suggerito a Travaglio di andare avanti da solo per due o tre ragioni. Il problema del rapporto tra Scarpinato e Borsellino che – si è scoperto recentemente – non era proprio quello che Scarpinato raccontava. La storia della frase di Borsellino sui mandanti del suo omicidio riportata da Scarpinato censurando il passaggio che indicava come mandanti “i miei colleghi”. La decisione del Gip di non considerare inattendibile il pentito Avola – ascoltato da Michele Santoro – che invece Scarpinato aveva dichiarato inattendibile.

E poi avevo citato la famosa archiviazione del dossier mafia-appalti (quello preparato dal generale Mori, che poi, chissà perché, finì lui sotto processo e ci rimase per una decina d’anni prima di ottenere la piena assoluzione nonostante la pesante richiesta di condanna di parte proprio di Scarpinato).
Scarpinato in una sua dichiarazione, ieri, non mi ha risposto sulla frase modificata di Borsellino (pesantemente modificata e stravolta), mi ha risposto su Avola ma solo confermando che considera inattendibile il pentito Avola e dunque che è stato smentito dal Gip, e poi mi ha solo detto che non è stato lui ad avviare l’inchiesta sulla trattativa stato-mafia e che non ha archiviato il dossier mafia-appalti, o forse sì, un po’ lo ha archiviato ma non dopo la morte di Borsellino – come ho scritto io – ma prima.

Non sono vere queste due cose. L’inchiesta sulla trattativa stato-mafia fu avviata proprio da lui, nel 2000 quando decise di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta chiamata “sistemi criminali” e in quella richiesta annunciò l’apertura di una inchiesta sulla trattativa stato-mafia. Son passati tanti anni, magari se l’è scordato. L’inchiesta poi si sgonfiò e fu chiusa.

Qualche anno dopo fu riaperta da altri sostituti quando venne fuori la testimonianza folle di Ciancimino. E poi la tesi della trattativa fu sostenuta ancora dalla procura generale di Palermo che però fu sconfitta clamorosamente in cassazione con l’assoluzione di Mori e dei carabinieri, e anche di Dell’Utri. Chi era il capo della procura generale di Palermo che sostenne inutilmente l’accusa? Scarpinato Roberto.

Quanto al dossier mafia-appalti, ha ragione Scarpinato: esiste una carta firmata da Lui il 12 luglio del ‘92 – quindi prima della morte di Borsellino – nella quale chiede l’archiviazione. Due giorni dopo si tiene una riunione di sostituti e aggiunti alla Procura di Palermo, alla quale partecipa Borsellino che chiede di potersi occupare del dossier, ma gli dicono che se ne parlerà un’altra volta e nessuno gli dice che Scarpinato intanto ha già firmato la richiesta di archiviazione.

Scarpinato non partecipa a quella riunione. Assente. Il 19 luglio Giammanco (Procuratore) dice a Borsellino che il dossier sarà assegnato a lui, ma nella tarda mattinata Borsellino verrà ucciso. Il 22 luglio (solo il 22 luglio) la richiesta di archiviazione viene depositata (non so perché questo rinvio tra firma e deposito: qualche ragione ci sarà) e il 14 agosto viene accolta. Ho cercato di essere così preciso solo per aiutare Scarpinato a ricostruire bene quei giorni. E le cose che ho appena scritto sono tutte negli atti ufficiali.

Non mi lascio intimidire da Roberto Scarpinato, ecco perché

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