Ripercorriamo le false notizie e la propaganda del 2023 per prepararci alle sfide del nuovo anno
Nel 2023 è stata registrata una notevole incidenza nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale al fine di disinformare, mediante la generazione di immagini e video del tutto fuorvianti. Con le elezioni europee e americane previste per il 2024, è prevedibile che tale tecnologia subirà ulteriori sviluppi, nonostante ci siano alcuni tentativi di regolamentazione del suo impiego.
Tuttavia, la disinformazione si è propagata anche mediante cosiddette “tecniche tradizionali”, come la decontestualizzazione di immagini e video e la pubblicazione di notizie false da parte di piattaforme e siti appositamente creati per inquinare il dibattito pubblico. Non mancano, in questo panorama di mala informazione, le interpretazioni erronee di documenti e ricerche scientifiche. In questo articolo riportiamo un’analisi dell’attività svolta da Open Fact-checking nel corso dell’anno, tenendo presente di come questo genere di bufale potranno minare i prossimi appuntamenti elettorali del 2024.
L’invasione russa in Ucraina
L’invasione russa in Ucraina ha avuto inizio nel 2014, quando la Crimea è stata annessa in maniera illegittima e con l’intervento nella regione del Donbass. A lungo descritto erroneamente come una guerra interna ucraina o un “conflitto “guerra civile”, e caratterizzato da denunce infondate di inesistenti genocidi commessi dagli ucraini nei confronti delle minoranze russofone, è stato riconosciuto come “conflitto internazionale” ad opera del Cremlino.
Nel febbraio 2022, con l’invasione russa su larga scala, l’obiettivo di Putin venne di fatto svelato da un articolo, pubblicato per errore e successivamente rimosso, sui media sotto controllo del Cremlino. Nel pezzo, un noto giornalista russo proclamava prematuramente il completo assoggettamento dell’Ucraina alla Russia in soli due giorni dal 24 febbraio 2022.
Da quei giorni, le bufale di propaganda si sono intensificate, sostenute da una rete di canali che mirano ad influenzare il dibattito pubblico, sia in Europa che negli Stati Uniti. Quattro categorie principali di notizie false emergono come particolarmente diffuse durante il conflitto.
Le false raffigurazioni di Zelensky
Nel corso del 2023, numerose città europee sono state indicate come teatro di una serie di installazioni artistiche completamente false, tra cui murales e adesivi, con l’obiettivo di screditare la figura del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un caso recente si è verificato a Parigi, dove è stata segnalata la presenza di un fantomatico adesivo di Zelensky ritratto come un mendicante nella porta di entrata di un supermercato.
Questa è solo l’ultima di una serie di iniziative mai avvenute, come quelle già apparse in precedenza con immagini di un inesistente murales a Berlino, un figurativo “Zelensky impiccato” nei Paesi Bassi, o una rappresentazione di Zelensky sotto le sembianze di una cavalletta che divora la bandiera dell’Unione Europea a Madrid. Anche a Milano è stato circolato un video digitalmente manipolato in cui Zelensky appare in un cartellone “sniffa soldi”.
I falsi cartelloni pubblicitari contro l’Ucraina
Nel corso delle visite del Presidente ucraino e di sua moglie negli Stati Uniti, vennero diffuse ulteriori immagini manipolate di presunti cartelloni pubblicitari, con lo scopo di denunciare proteste inesistenti da parte dei cittadini americani contro il finanziamento dell’Ucraina. Uno di questi mostrava falsamente a New York la frase «No Zelensky No War», mentre si è scoperto che il filmato originale era del 2021 e di molto precedente all’invasione del 24 febbraio 2022.
Sempre a New York, un secondo cartellone recante la scritta diffamatoria «Glory to Urine» è stato smentito dalla presenza di giornalisti sul luogo e da incongruenze architettoniche. Durante il conflitto a Gaza, un altro video manipolato riportava un presunto abbandono del sostegno all’Ucraina in favore di Israele.
I falsi scoop giornalistici
Parallelamente, abbiamo visto emergere falsi scoop giornalistici come quello relativo al Nord Stream, pubblicato dal giornalista premiato con il Pulitzer Seymour Hersh sulla piattaforma Substack. Quest’ultimo aveva puntato il dito contro gli Stati Uniti e la Norvegia per il sabotaggio del gasdotto, ma questo racconto venne categoricamente smentito dalla comunità OSINT.
Successivamente, diverse indagini (giornalistiche e non) hanno puntato il dito contro Kiev e dei sabotatori ucraini, una svolta che non venne affatto accolta da Hersh. La teoria di Hersh venne “sottratta” e riutilizzata dall’americano John Dougan, un finto giornalista scappato in Russia per sfuggire alla giustizia statunitense, conosciuto per la sua attività di disinformazione e come fondatore del sito di fake news DCWeekly.com.
Quest’ultimo, durante il 2023, ha diffuso notizie false e documenti contraffatti per danneggiare l’immagine di Zelensky e della sua famiglia, influenzando alcuni membri del Congresso americano sul dibattito riguardo gli aiuti statunitensi all’Ucraina. Tra le fandonie diffuse da finti scoop giornalistici vi sono quelle riguardanti un’inesistente villa egiziana acquistata dalla suocera di Zelensky e la falsa vicenda di un’impiegata licenziata a New York a causa di Olena Zelenska, con storie pubblicate addirittura a pagamento su siti africani.
Il conflitto tra Israele e Hamas
A partire dal 7 ottobre, con la strage compita dai terroristi di Hamas sul suolo israeliano, le bufale di propaganda hanno trovato terreno fertile. Una in particolare riguarda l’esplosione presso l’Al-Ahli Arabi Baptist Hospital di Gaza City, dove sono state lanciate accuse infondate da ambo le parti senza però riscontrare un colpevole certo, questo soprattutto alla mancanza di prove che potrebbero essere state occultate.
A Open Fact-checking abbiamo pubblicato due speciali che vi invitiamo a consultare: “Le bufale della propaganda pro Israele” e “Le bufale della propaganda pro Palestina“.
I falsi video attribuiti ai media e all’Ucraina
Parliamo di un curioso “crossover” con il conflitto in Ucraina. Nel corso del 2022 e del 2023 la BBC figura tra i media più sfruttati a loro insaputa dai creatori di fake news. L’emittente britannica venne coinvolta nell’agosto 2023 in un falso servizio dove veniva affermato che Prigozhin fosse ancora in vita. In coincidenza con il conflitto a Gaza, venne attribuito alla BBC un inesistente scoop che accusava un politico ucraino di aver venduto armamenti occidentali ad Hamas.
Un’altra notizia falsa dello stesso genere, insinuante forniture di Kiev ai terroristi palestinesi, è stata nuovamente imputata alla BBC, menzionando anche il team di Bellingcat, che ha prontamente smentito.
Pallywood e le decontestualizzazioni di propaganda
In termini di contenuti di parte, nel corso del conflitto sono state lanciate accuse di messinscene o insinuando l’utilizzo di presunti “crisis actors”. Nel corso degli anni, la parte pro Israele ha inventato il termine “Pallywood”, una parola composta tra Palestina e Hollywood, per sostenere che i palestinesi avrebbero inscenato le vittime di guerra.
Tuttavia, molti dei video impiegati per suffragare questa teoria sono stati estrapolati da contesti differenti, provenienti ad esempio dalla Thailandia e dalla Malesia (qui e qui). Dall’altro fronte, a sostegno delle argomentazioni pro Palestina, sono state impiegate immagini estratte dal contesto del conflitto siriano, come le scene di un ospedale ad Aleppo presentato come situato a Gaza, oppure foto di bambini siriani uccisi dalle armi chimiche.
Il negazionismo del 7 ottobre
Una delle opere di propaganda, e a seguito delle dichiarazioni dei vertici di Hamas, riguarda la negazione degli attacchi dei terroristi palestinesi contro i civili in Israele durante la strage del 7 ottobre. Diversi propagandisti, in particolare una influencer siriana sostenitrice del regime di Bashar al-Assad, hanno utilizzato alcuni video per sostenere che gli elicotteri militari israeliani fossero responsabili della morte dei civili, tesi sconfessata dalla geolocalizzazione delle immagini.
Per negare la presenza di resti umani carbonizzati nei kibbutz, è stata usata anche l’intelligenza artificiale, sostenendo che i sacchi bianchi contenessero in realtà cani incolumi anziché resti umani.
L’intelligenza artificiale
Nel corso del 2023 l’uso dell’intelligenza artificiale ha compiuto un balzo inaspettato. Il rilascio di ChatGPT al termine del 2022 ha portato la tecnologia, nella forma di sistemi generativi del linguaggio, nelle case di chiunque volesse provarla. Per molti, lo stesso ChatGPT è sinonimo di AI, ma questa fa già parte delle applicazioni di uso comune da anni, dato che viene spesso utilizzata, oltre che per altre funzioni, nel machine learning, ovvero il processo con il quale i computer, una volta impostati, imparano autonomamente.
I testi generati dall’AI
Ma è nel 2023 che immagini generate artificialmente e video deepfake hanno compiuto un salto di qualità, divenendo a volte quasi indistinguibili da fotografie e filmati. Queste caratteristiche, unite alle popolarità degli strumenti utili a crearle, hanno posto le basi per una diffusione massiccia di notizie e informazioni false generate tramite l’intelligenza artificiale. La versione più “semplice” è quella testuale.
Le cosiddette allucinazioni, ovvero informazioni false che l’AI genera come se fossero vere, in alcuni casi appoggiando le teorie di chi sostiene che non esistano foto vere del pianeta Terra. Ma esistono anche siti interamente gestiti dall’intelligenza artificiale.
La tecnologia viene usata per analizzare i trend del web intercettando i più popolari. E sulla base di questi creare articoli ottimizzati per diventare virali. Che però non sono necessariamente accurati, a causa delle ormai note allucinazioni dell’AI. Riempire internet di questi contenuti rischia di creare un circolo vizioso nel quale la tecnologia si nutre sempre di più della sua stessa disinformazione, continuando a generarne altra.
Newsguard ha evidenziato una crescita vertiginosa di questi siti web, passati dai 43 di maggio agli oltre 600 di dicembre. Da questi siti è nato un intero filone di bufale secondo cui l’Ucraina starebbe vendendo armi ricevute dall’occidente ad Hamas. Open ne ha trattato in varie occasioni (qui, e qui).
I video generati dall’AI
Ci siamo così trovati di fronte a video come quello in cui Chiara Ferragni afferma – dopo il pandoro – di voler collaborare con Balocco anche per un panettone, nonostante gli scandali mediatici e giudiziari. Più difficile da riconoscere questa clip del presidente del Senato Ignazio La Russa che proclama viva l’Italia antifascista.
Anche questa, purtroppo, è un deepfake. Così come lo è un video, in cui si vede il presidente russo Vladimir Putin annunciare che l’Ucraina sarebbe pronta a entrare nelle regioni occupate dalla Russia, invitando i cittadini russi ad evacuare. I video alterati dall’AI hanno colpito anche il settore sanitario della disinformazione, come nel caso di diversi conduttori e conduttrici televisivi che cantano le lodi di un farmaco contro il diabete.
Le immagini generatE dall’AI
Hanno spopolato anche le immagini, da quelle più innocue, come quella di presunti «alberi in Finlandia», a quelle relative ai conflitti in corso. Come questa, che mostra un padre palestinese che salva i propri cinque figli dalle macerie. O quella di un bambino palestinese, con sei dita e una bandiera della Palestina completamente sbagliata dall’AI.
In alcuni casi, le immagini generate relative alla guerra tra Israele e Hamas presenti sul repository di Adobe sono state scaricate e usate come se fossero vere. Ci sono poi esempi relativi al satanismo (qui e qui) e agli animali giganti. Filone nutritissimo è quello delle immagini relative a eventi più o meno verosimili, ma mai accaduti.
Come Papa Francesco che indossa un lungo piumino bianco; un anziano signore preso a manganellate dalla polizia francese, Julian Assange apparentemente sofferente. Altri esempi si possono trovare in questa raccolta, che è anche una guida con alcuni trucchetti per capire se quella che si ha di fronte è una foto o una creazione dell’AI.
Disinformazione climatica
La conferma del programma di osservazione terrestre dell’Ue, Copernicus, è arrivata a inizio dicembre: il 2023 è l’anno più caldo mai registrato. Gli effetti si sono visti in tutto il mondo, e in tutte le stagioni. Concentrandoci sul nostro Paese, l’estate è stata segnata da temperature che si sono avvicinate e in certi casi hanno superato i record massimi del periodo. Energia cumulata che ha dato vita a tempeste distruttive in Lombardia e Veneto.
Il caldo prosegue in tutto il Paese anche durante l’inverno, con il termometro che in molte regioni del Sud ha superato i 20 gradi e in certi casi anche i 25 nel mese di dicembre, avvicinandosi ai 20 e talvolta superandoli anche in quelle del Nord. Nonostante le piogge siano state abbondanti – fin troppo in Toscana ed Emilia Romagna – sulle montagne non c’è neve. Da un punto di vista più strettamente idrico, c’è la disinformazione sulla siccità. Ma non mancano le presunte prove (qui e qui) che smentirebbero l’innalzamento del livello dei mari.
Cambiamento climatico: inesistente o strumento di controllo?
Nonostante gli effetti evidenti, e la certezza virtuale che questi sono dovuti al cambiamento climatico data da scienziati ed esperti, il fenomeno continua ad essere oggetto di negazionismo e complotti. Attorno ed esso, ci sono infatti principalmente due tipi di disinformazione: quella che punta a convincere gli utenti che il cambiamento climatico sia uno strumento – generato o millantato – per poter imporre restrizioni alla libertà personale (tra queste rientrano le teorie del complotto sulla città dei 15 minuti), e quella che più semplicemente nega l’evidenza. I due tipi a volte si fondono e non di rado vengono travisate le opinioni di meteorologi ed esperti.
Dati veri, interpretazioni false
Come quelle del meteorologo Paolo Sottocorona, che cercava di avvertire dell’aumento della frequenza degli eventi estremi, mentre alcuni erano convinti stesse negando l’eccezionalità di certe temperature. Coloro che lo fanno ignorano che oltre all’intensità delle temperature estreme, il cambiamento climatico ne aumenta la frequenza.
Per questo, mostrare vecchi articoli di giornale che scrivono di 42 gradi a Roma nel 1967 – una misurazione falsata – e 40 gradi in Italia negli anni ’50, come fatto da Andrea Giambruno nella sua trasmissione, è fuorviante. Il trend è chiaro: prendere fonti (semi)ufficiali e smentirle in modo discutibile, o evidenziarne presunte falle, come fatto dagli ospiti del programma di La7 Piazzapulita Franco Battaglia con il grafico dell’Ipcc sulla concentrazione di CO2 nell’atmosfera e da Alberto Prestininzi con quello sugli eventi estremi.
La disinformazione No vax
Durante il 2023 la disinformazione sui vaccini Covid in Italia sembra mettere meno in luce la narrazione del nuovo Coronavirus creato in laboratorio (senza mai abbandonarla del tutto) in favore di altre più differenziate, esplodendo in una varietà tale, che il limite è solo nella fantasia di lettori e sedicenti ricercatori indipendenti.
Difficilmente riusciremo nello spazio di pochi paragrafi a comprendere tutta la gamma di argomenti trattati. Ci concentreremo su quelli che riteniamo più rilevanti e maggiormente rilanciati durante l’anno.
Lotti di vaccino contaminati da DNA estraneo?
Fin dal suo emergere, la pandemia ha stimolato la produzione di fake news da parte di scienziati che riescono persino a raggiungere il sostegno di membri del Congresso americano. L’ultimo arrivo sono gli interventi ad una conferenza con personaggi come Robert Malone, meglio noto per aver lasciato intendere (erroneamente) di essere l’inventore dei vaccini a mRNA.
Nel suo intervento sostiene che Moderna avrebbe ammesso come il suo vaccino causerebbe il cancro. La fonte sarebbe uno studio, citato in un’altra audizione dalle dichiarazioni – poi mezzo smentite -, di Phillip Buckhaults, il quale avrebbe a sua volta trovato tracce di DNA estraneo nei vaccini a mRNA.
Questi sarebbero i resti dello stampo usato per la loro produzione. Ma le sue analisi presentano pesanti limiti e pongono legittimi dubbi sulla correttezza del metodo utilizzato. Lo stesso Buckhaults ha poi precisato il suo intervento di fronte alla strumentalizzazione No Vax.
Ma non erano contaminati dal grafene?
A seconda dei casi il grafene viene visto a occhio nudo nelle piastrine da laboratorio; oppure attraverso tecniche discutibili di microscopia, come nel caso delle “analisi” del dottor Franco Giovannini, il quale a sua volta risulta simile al “lavoro” di Ricardo Delgado e Pablo Campra, entrambi noti per la disinformazione sui vaccini. Quali sarebbero le conseguenze nei vaccinati? Giovannini, che fa vedere le immagini del presunto grafene nel sangue dei vaccinati, lo collega alla rete 5G o alle Scie chimiche; oppure si limita a ipotizzare che causino coaguli.
Ma ogni volta che si approfondisce un minimo, avvalendoci della consultazione di esperti, scopriamo che tali analisi sono svolte senza pubblicare ricerche in doppio cieco, né è chiaro come vengono trattati i campioni e come si sarebbe escluso che le immagini non riguardino impurità o artefatti. L’unica cosa certa è che nessuno ha stabilito un collegamento certo tra le tracce del presunto grafene e eventuali conseguenze nella vita dei pazienti, a parte il fatto che vengono terrorizzati inutilmente.
Le “sconvolgenti rivelazioni” degli Stati
Facendo leva sulla decontestualizzazione di documenti scritti in lingue straniere e sulla suggestionabilità degli utenti bersaglio, è possibile chiamare in causa intere nazioni, facendo dichiarare a loro la pericolosità dei vaccini. Così scopriamo che l’Islanda «vieta i vaccini» per via di un presunto «eccesso di morti in tutto il mondo».
Ma alla fine la fonte non è un decreto ministeriale, bensì un’intervista interpretata con estrema fantasia. Il Sudafrica invece sarebbe stato “truffato” da Pfizer, la quale avrebbe censurato gli eventi avversi del vaccino venduto al Governo del paese. Leggendo le fonti scopriamo che qualcosa di “marcio” potrebbe esserci davvero, ma riguarda delle clausole vessatorie, dovute al fatto che le cause farmaceutiche sanno di vendere un vaccino che funziona davvero e fanno i «bulli» con interi Stati.
Secondo una causa intentata dal New York Times, depositata lo scorso 25 gennaio non si esclude che anche in Europa siano stati firmati contratti con clausole discutibili. È curioso che chi vive di complotti non se ne sia reso conto. Infine citiamo anche il caso dell’Irlanda che ammetterebbe la nocività delle vaccinazioni, persino con appositi cartelli (Sic!), ma qui non siamo di fronte a una fonte interpretata male, si tratta infatti di un falso conclamato.
Le “sconvolgenti rivelazioni” dei “ricercatori indipendenti”
Avevamo citato l’attività di “ricercatori indipendenti” – veri e propri scienziati titolati -, che hanno contribuito non poco alla diffusione della disinformazione sulla pandemia di Covid-19 e sui relativi vaccini. Le “sconvolgenti rivelazioni” ormai non si contano più.
Ricordiamo Shoemaker sui danni da vaccino; Petrella su miocarditi e malori improvvisi; Rango sulle vaccinazioni raccomandate ai bambini; Citro che viene intervistato da Marcello Foa sui vaccini a mRNA considerati come “non vaccino”. Tutti fanno ampi elenchi di congetture, accennano a studi vari eventuali. Ma là dove commettono l’errore di fornire fonti chiare, alla minima verifica queste si rivelano dire tutt’altro o essere di scarsa rilevanza, quando non palesemente predatorie.
E a proposito di fonti scientifiche interpretate male o ingigantite oltre la loro reale importanza, concludiamo con due esempi tra i tanti analizzati dal nostro team: rispettivamente in rappresentanza degli studi letti male e di quelli condotti peggio.
Le elezioni europee e americane del 2024
Dall’inizio della pandemia Covid-19 abbiamo assistito alla creazione di una fitta rete dedicata alla disinformazione, formata da diversi gruppi e individui accomunati dall’idea di appartenere a un fronte “anti-sistema” e/o “anti-occidentale”.
Nel 2024 si svolgeranno due importanti elezioni, il rinnovo del Parlamento europeo e quelle presidenziali statunitensi, dove il dibattito è già minato dalla disinformazione emersa durante i conflitti in Ucraina e a Gaza, così come potrà venire ulteriormente inquinato dalla diffusione di contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale.
Il ritorno della propaganda anti europea
Un classico della disinformazione anti-europea riguarda il settore alimentare, dove si allude a una presunta intenzione dell’Europa di imporre un regime alimentare basato su insetti e carne coltivata (definita erroneamente “sintetica”), minacciando il “made in Italy” con l’adozione del sistema di etichettatura Nutri-score.
Oltre alla vecchia bufala dell’UE che vorrebbe vietare il Natale, nel corso dell’ultimo trimestre del 2023 è stato osservato un ritorno di false narrazioni sull’immigrazione, argomento molto discusso nel panorama europeo. Tra i principali veicoli di fake news spicca un account Twitter/X italiano, Radio Genoa, rilanciato e supportato anche da Elon Musk.
Il ruolo di Twitter/X
La piattaforma di microblogging di Musk ha attratto numerose critiche, in parte a seguito della diffusione di contenuti antisemiti da lui stesso condivisi, innescando una fuga di inserzionisti. L’Unione Europea ha criticato la gestione del social, che avrebbe facilitato la circolazione di notizie fuorvianti riguardi i conflitti in Ucraina e Gaza.
Un’azione discutibile di Musk ha riguardato la reintegrazione su Twitter/X del teorico del complotto Alex Jones, che ha ottenuto ulteriore visibilità grazie a un’intervista esclusiva a cura di Tucker Carlson sempre su Twitter/X.
Ci troviamo di fronte a un ritorno di persone coinvolte nell’assalto a Capitol Hill e nelle teorie cospirative sui fantomatici brogli elettorali del 2020, i quali potrebbero utilizzare liberamente la piattaforma per diffondere informazioni ingannevoli, incidendo sul processo d’opinione pubblica in previsione delle elezioni del 2024.
Immagine di copertina generata tramite l’Intelligenza Artificiale.