di Patrizia Guarnieri
Chi erano?
La fuoriuscita dall’Italia durante il ventennio riguardò solo alcuni dei quasi cento professori ordinari e straordinari che, dichiarati di “razza non ariana”, furono ufficialmente espulsi dalle università del Regno a seguito delle leggi del 1938. Sono loro i meglio identificabili dalla documentazione istituzionale , che nulla ci dice però di cosa fecero dopo.
Di problematica individuazione e più numerosi invece, anche nella scelta forzata di espatriare, i non accademici il cui allontanamento avvenne in modo quasi invisibile. Perciò è assai complicato rintracciarne i nominativi e i movimenti: personale docente di varie qualifiche che venne “dispensato dal servizio” o risultò “decaduto”, scienziati, artisti e studiosi con incarichi temporanei che semplicemente non vennero rinnovati, professionisti allontananti dalle aziende o radiati dagli Albi le cui attività in corso vennero attribuite ad altri di “razza ariana”, studenti che conseguita la maturità liceale non potevano iscriversi a nessuna università, neolaureati che non potevano cercarsi un lavoro.
Quasi tutti erano ebrei, praticanti o meno, non necessariamente antifascisti. Anche gli “incompatibili” con le direttive del fascismo, solo alcuni ebrei, erano soggetti a venire sospesi per le loro idee, oltre che isolati nel loro stesso ambiente di lavoro, e spiati, minacciati, imprigionati o peggio.
Degli intellettuali di entrambe le categorie, ma in realtà soprattutto di ebrei si occuparono le principali organizzazioni che dagli anni Trenta del Novecento si dedicarono ad assistere, dichiaratamente senza distinzioni di razza o di religione, quelli che vennero denominati displaced scholars. Lo erano dalla Germania anzitutto, poi anche da altri paesi inclusa l’Italia. … leggi tutto