Germania, perché gli agricoltori protestano. E l’estrema destra potrebbe approfittarne (valigiablu.it)

A rischio recessione per due anni di seguito, 

sotto pressione per le proteste di agricoltori e ferrovieri che stanno bloccando il paese, alle prese con l’avanzata dell’estrema destra. Sono tanti i fronti che il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si trova a dover affrontare in questo inizio di 2024 che porterà alle elezioni europee, a giugno, e nei Länder Sassonia, Turingia e Brandeburgo, a settembre.

La Germania è entrata in recessione tecnica all’inizio dello scorso anno, a causa dell’impatto dell’aumento dei costi energetici e dell’indebolimento della domanda industriale, ed è sulla buona strada per un altro anno di crescita stagnante nel 2024, nella migliore delle ipotesi, o addirittura di produzione negativa, nello scenario peggiore.

L’ufficio statistico nazionale tedesco ha parlato di “crisi molteplici” che hanno contribuito a un calo dello 0,3% del prodotto interno lordo (PIL) nel 2023, rispetto all’anno precedente, a causa dell’aumento dei tassi d’interesse e del costo della vita. Anche i settori manifatturiero ed edilizio sono in difficoltà, riporta Fortune.

Inoltre, a causa dell’impatto dell’aumento delle bollette energetiche e degli oneri finanziari sui consumatori, i consumi delle famiglie sono diminuiti dello 0,8% rispetto all’anno precedente, mentre la spesa pubblica è scesa dell’1,7%.

Secondo gli esperti, la Germania si trova in una “modalità di crisi permanente”: le frizioni della catena di approvvigionamento, le persistenti pressioni inflazionistiche, l’indebolimento della domanda globale di manufatti e l’aumento dei tassi di interesse hanno pesato sulla produzione nazionale.

In questo difficile contesto economico, si sono innestate le proteste di agricoltori e ferrovieri. Prima sono scesi in strada gli agricoltori che hanno bloccato numerose strade e autostrade con i trattori. Motivo della protesta la perdita dei sussidi statali. Lo scorso anno una sentenza di un tribunale ha stabilito che il governo non poteva continuare a utilizzare i fondi per la pandemia per incentivi e sussidi di Stato.

Così Scholz si è trovato a dover colmare un buco di 60 miliardi di euro e a rivedere le voci di spesa. Gli agricoltori protestano perché sono state ridimensionate le agevolazioni fiscali per il settore agricolo (tra queste i sussidi per il carburante che possono arrivare fino a 3mila euro all’anno per un’azienda di media grandezza) quando, invece, i fondi per la pandemia erano destinati a sussidi per la produzione di chip e per l’energia pulita. “Senza agricoltori: niente cibo, niente futuro”, si leggeva in uno degli striscioni dei manifestanti.

Qualche giorno dopo è stata la volta dei ferrovieri che hanno indetto uno sciopero di tre giorni che ha portato allo stop dell’80% dei treni a lunga percorrenza, paralizzando i trasporti di merci e passeggeri in tutta la Germania.

Il sindacato dei lavoratori del settore ferroviario sta lottando per ridurre l’orario di lavoro da 38 a 35 ore, mantenendo il 100% della retribuzione, e ottenere un aumento di stipendio di circa 550 euro al mese e un bonus una tantum per l’inflazione. Senza un segnale di avvicinamento da parte del governo, il sindacato ha annunciato un’altra serie di azioni di protesta.

I partiti di estrema destra, come Alternative für Deutschland (AfD), stanno cercando di cavalcare le proteste per guadagnare ulteriori consensi in vista delle elezioni di quest’anno. L’AfD è attualmente il secondo partito a livello nazionale ed è dato in testa dai sondaggi nei tre Stati che andranno alle urne a settembre del 2024, con oltre il 30% di consensi.

L’estrema destra cerca la rivoluzione nelle proteste degli agricoltori, ha titolato un articolo della BBC. Alcuni agricoltori, sentiti dall’emittente britannico, pur affermando di non essere sostenitori dell’AfD, hanno fatto propri alcuni slogan di AfD, come “Germania First”, “C’è denaro per la gente di tutto il mondo, ma non per la nostra gente”, “Non possiamo spendere tutto e poi non rimane nulla per noi, per i contadini”.

Tuttavia, spiega Miro Dittrich, ricercatore del CeMAS ed esperto di movimenti di estrema destra, per quanto i gruppi di estrema destra stiano cercando di intestarsi le manifestazioni, l’unica cosa che si può dire con certezza, al momento, è che si sta radicando nella società tedesca un profondo malcontento che sta rafforzando gli estremismi politici.

Nei giorni scorsi, ha suscitato l’indignazione di tutto lo spettro politico tedesco la notizia di un incontro, avvenuto a novembre, in un hotel di Potsdam, appena fuori Berlino, tra alcuni politici rilevanti di AfD e neonazisti per discutere della cosiddetta “remigrazione”, ovvero il ritorno, forzato o meno, degli immigrati nel loro luogo di origine, indipendentemente dal loro status di cittadinanza.

Secondo quanto riferito dal collettivo di giornalismo investigativo Correctiv, durante l’incontro si è discusso di un “piano generale” di espulsione dei richiedenti asilo, delle persone con permesso di soggiorno e anche dei cittadini tedeschi di origine migrante se “non si adattano alla società maggioritaria”, in palese violazione con i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione tedesca. In migliaia stanno manifestando ogni giorno in diverse città tedesche per esprimere la loro opposizione ad AfD.

Una delle leader di AfD, Alice Weidel, ha dichiarato di non essere a conoscenza del coinvolgimento di suoi importanti collaboratori all’incontro di Potsdam e ha sostenuto l’estraneità del partito al piano di deportazione dei migranti. Tuttavia, non è la prima volta che AfD parla di espulsioni di massa e di “remigrazione”: lo ha fatto nel suo programma elettorale per le elezioni federali del 2021 e, più recentemente, per bocca del suo co-presidente, Tino Chrupalla, che lo scorso 11 gennaio ha invitato “i tedeschi con una storia di migrazione a unirsi a noi per creare un cambiamento in meglio”.

Posizioni, come detto, al limite della costituzionalità, ma che stanno spostando sempre più verso destra i termini del dibattito sulla gestione dei migranti. “Dobbiamo espellere su larga scala coloro che non hanno il diritto di rimanere in Germania”, ha dichiarato lo scorso autunno il cancelliere Scholz mentre la CDU ha suggerito di revocare i passaporti tedeschi ai criminali con doppia nazionalità.

L’associazione degli agricoltori tedeschi ha preso le distanze dai gruppi di estrema destra che hanno cercato di cavalcare le loro proteste. Alcuni agricoltori si sono presentati alle proteste con striscioni sui trattori con su scritto: “L’agricoltura è colorata, non marrone”, in riferimento alle uniformi marroni dei gruppi fascisti.

Tuttavia, si tratta di un fenomeno che non va sottovalutato e che va analizzato nella sua complessità. Prima di Berlino, ci sono state proteste nei Paesi Bassi dopo la sentenza di un tribunale sulle emissioni di azoto, in Irlanda, in Belgio, in Spagna e in Francia. Per alcuni agricoltori, già in difficoltà, pagare per l’inquinamento non è sostenibile. Altri dicono di sentirsi sovraccaricati dalle regole e incompresi dagli abitanti delle città che mangiano il cibo che coltivano senza sapere da dove proviene.

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