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In un domento interno, il partito di Giorgia Meloni replica a Conte:
“Non ha usato il pugno duro di fronte a indagati del suo partito”. Citati i casi Raggi, Grillo e Arcuri
Fratelli d’Italia va al contrattacco e rinfaccia a Giuseppe Conte “tutti gli indagati per cui non ha detto nulla“. In un documento interno destinato ai propri deputati e senatori, il partito di Giorgia Meloni ha sbertucciato il leader pentastellato in riferimento alla “questione morale” da lui stesso evocata in una lettera aperta a Repubblica dell’11 dicembre scorso.
Nella missiva l’ex premier pungolava Meloni chiedendole di “prendere finalmente decisioni chiare sulle condotte dei membri del governo coinvolti in procedimenti penali“. Il riferimento era ai casi Delmastro, Santanchè, Sgarbi e Durigon. Peccato però che l’ex avvocato del popolo non fosse stato così severo con se stesso quando a essere colpiti da indagini erano stati alcuni esponenti grillini.
“Nella sua carriera politica, il leader pentastellato non ha usato lo stesso pugno duro quando si è trovato di fronte ad indagati del suo partito, o quando si è trovato lui stesso sotto inchiesta“, ha tuonato pertanto Fratelli d’Italia nel documento interno visionato e riportato in alcuni stralci dall’Adnkronos. La questione morale, Conte, “avrebbe dovuto farla valere la innanzitutto per sé stesso“, ha attaccato ancora Fdi, citando l’avviso di garanzia ricevuto dal leader 5s nel 2020 per le denunce sulla gestione dell’emergenza Covid e l’indagine per omicidio colposo ed epidemia colposa nel 2023, “per la gestione delle prime fasi della pandemia“.
Quella vicenda, ricorda Fratelli d’Italia, si è poi conclusa a giugno del 2023 con una archiviazione per Conte. Dettaglio importante da sottolineare, proprio perché ogni notizia d’indagine dovrebbe essere accolta dal sacrosanto rispetto della presunzione d’innocenza.
Nel dossier di Fdi viene poi menzionata l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Indagata per abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta sullo stadio della Roma, nel 2019 il gip respinge la richiesta di archiviazione. Giuseppe Conte non solo non ne chiede le dimissioni, ma nel 2021 le offre il suo totale appoggio in occasione della campagna elettorale per Roma“, scrive il partito meloniano.
E ancora: Raggi – rimarca Fdi – “sarà successivamente indagata dalla Procura di Roma nel 2022 per falsa testimonianza, in relazione a una sua deposizione al processo sullo stadio della Roma. Ad ottobre 2023 il gip Anna Maria Gavoni ha chiesto l’imputazione coatta per la Raggi con l’accusa di calunnia e false informazioni rese ai pm per il bilancio Ama 2017“.
Nella sua ideale replica a Conte, Fratelli d’Italia ricorda anche le vicissitudini di Beppe Grillo, “indagato nel 2022 per traffico di influenze illecite sugli allora ministri 5 Stelle dei Trasporti, Danilo Toninelli, e dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in favore della Moby Lines“. Il documento di Fratelli d’Italia cita poi il caso del deputato calabrese Riccardo Tucci, “rinviato a giudizio – si legge – con l’accusa di frode nell’ambito di un’indagine che a gennaio 2021 aveva già portato al sequestro preventivo di beni per oltre 800mila euro“. Nonostante la “gravità delle accuse” – ricostruisce ancora Fdi – Conte “scelse di candidarlo comunque per il suo secondo mandato“.
Nel documento di sei pagine riportato dall’Adnkronos viene citato poi l’ex commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, iscritto a ottobre 2021 dalla Procura di Roma “nel registro degli indagati per peculato e abuso d’ufficio” con l’accusa “di aver dirottato ‘circa 1,25 miliardi euro per fronteggiare l’emergenza Covid’ verso l’acquisto di mascherine e dispositivi di protezione individuali ritenuti in parte ‘non a norma’…“. L’inchiesta – dichiara Fdi – “si chiude nel marzo 2022 con Arcuri che resta indagato soltanto per abuso d’ufficio. La Procura di Roma ha poi chiesto il rinvio a giudizio“.
Gli ultimi due casi citati da Fdi sono quelli dell’avvocato Luca Di Donna, ex socio di Conte “indagato dalla Procura di Roma per traffico di influenze illecite” e di Cesare Paladino – suocero dell’ex presidente del Consiglio – il quale, scrive sempre Fdi, “ha beneficiato” della norma contenuta nel dl Rilancio “approvata” dal secondo governo Conte “per sanzionare amministrativamente e non più penalmente alcuni illeciti commessi nell’ambito del settore alberghiero“.
Alla fine del documento Fratelli d’Italia rivendica di essere un “partito garantista” ma “non accetta lezioni di morale da chi, come Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle, utilizza invece un comodo approccio giustizialista a corrente alternata“.
La conclusione del dossier interno, destinato probabilmente a offrire argomenti ai meloniani per ribattere al presidente pentastellato, è la seguente: “Se volessimo usare la stessa logica di Conte dovremmo dire che prima di parlare della ‘questione morale’ negli occhi degli altri, l’ex premier farebbe meglio a guardare alla ‘trave’ che ha in ‘casa’ sua“.