Landini è l’unico leader sindacale che incredibilmente non si batte mai per alzare i salari: perché? Per quattro motivi (firstonline.info)

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Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, 
si occupa di tutto ma non di quella che dovrebbe 
essere la principale preoccupazione di chi fa il 
sindacalista: 

aumentare i salari dei lavoratori italiani, che sono tra i più bassi in Europa. Il Foglio si è chiesto perché e ha scoperto le ragioni della latitanza di Landini sui temi salariali.

Ecco di cosa si tratta

Maurizio Landini è l’unico leader sindacale che non si batte mai per alzare i salari. E’ incredibile ma è così’. Aumentare i salari dovrebbe essere la principale preoccupazione di ogni sindacalista degno di questo nome, ma Landini ha altro per la testa.

Si batte per il salario minimo ma non per migliorare tutti i salari italiani che sono più bassi della media europea e che, come ha ricordato all’assemblea dell’Abi il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, “è inevitabile che aumentino pe recuperare il potere d’acquisto” eroso dall’inflazione. Ma Landini non se ne occupa. Perché?

Il Foglio, che ieri lo ha spedito sul banco degli imputati, avanza varie ipotesi. Primo: Landini non si batte per un generale miglioramento dei salari perché la Cgil è fatta più di pensionati che di lavoratori dipendenti e quindi è meno interessata ad aprire grandi battaglie a favore dei salariati.

Secondo: Landini aveva affidato il miglioramento dei salari non alla contrattazione sindacale ma alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo a cui per la verità hanno provveduto gli ultimi governi spiazzando il leader della Cgil.

Terzo: Landini punta sul salario minimo per legge ma non attraverso la contrattazione sindacale che riguarda tutti i salari e snobba la contrattazione decentrata che potrebbe aprire spazi di miglioramento dei salari più della contrattazione nazionale.

Quarto: Landini da molto tempo è più interessato ai temi politici che sindacali forse per prenotarsi un posto da leader politico quando fra due anni scadrà il suo mandato di segretario generale della Cgil e per questo si occupa di referendum sul Jobs Act o sull’Autonomia differenziata. “Qualcuno – sostiene il direttore del Foglio, Claudio Cerasa – dovrebbe iniziare a chiedere il conto a Landini”.

Ha ragione da vendere e per intanto il segretario della Cgil finisce dritto dritto giù dalla torre.

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