di Giada Giorgi
Gianluca Moscardelli, 48 anni, senza alcuna malattia pregressa, è morto a Milano la mattina del 9 agosto dopo un trapianto di polmoni, «completamente bruciati», racconta la moglie Daniela Spina
48 anni, una moglie e un bambino. Un lavoro come programmatore nell’ufficio vicino al Duomo, nel cuore della città di Milano . La fortuna di una famiglia unita e una casa a Pantigliate, comune a poco più di mezz’ora dal centro. L’elenco delle cose che riempivano l’esistenza di Gianluca Moscardelli potrebbero continuare, con i pregi e i difetti di una vita onesta, ma deve necessariamente fermarsi in un ospedale, per cinque lunghi mesi che porteranno il padre di famiglia al decesso, pochi giorni fa.
Covid-19, polmoni bruciati, trapianto d’urgenza, una lotta che non è finita bene. E che Daniela Spina, la moglie di Gianluca, oggi racconta ad Open «perché tutti capiscano che non è uno scherzo, e che smettano di negare o di comportarsi come se niente di tutto questo fosse pericolo mortale».
«Mi sa che l’ho preso»
Raccontare un calvario non è cosa semplice, ma è forse necessaria per continuare o cominciare ad avere presente la serietà del periodo che il mondo sta vivendo. «Gianluca aveva lavorato fino a una settimana prima di ammalarsi», comincia la moglie Daniela, raccontando i primi giorni in cui il marito ha cominciato ad avvertire i primi sintomi.
Sentiva stanchezza «e più o meno dal 20 di marzo, una leggera febbre comparsa a intermittenza, che però all’inizio non lo aveva impaurito» … leggi tutto