di Federico Fubini
Che succede al rublo?
La moneta russa precipita senza rete. Ieri è crollata fra il 6% e il 7% sull’euro, sul dollaro, sullo yuan cinese e sulla rupia indiana.
Nelle ultime due settimane ha ceduto fra il 12% e il 14% su tutte e quattro queste valute: poco importa se monete di potenze con cui i rapporti commerciali sono in declino(Europa e Stati Uniti) o in aumento (Cina e India). Si direbbe che tutti stiano vendendo e pochi abbiano voglia di mantenere la valuta di Vladimir Putin fra le mani.
Voci dal sistema finanziario di Mosca riferiscono di una caccia diffusa alla valuta estera, la sola utile per importare beni dal resto del mondo: sembra essercene poca disponibile, mentre in molti cercano di disfarsi dei propri rubli.
Ma questo è un sintomo, non una causa. Altro sintomo, più emblematico, è che gli esportatori si stanno rifiutando di rimpatriare in Russia i proventi delle loro vendite all’estero. Si fidano di più delle banche cinesi o indiane, che di quelle di Putin. Ma anche questo è un altro sintomo allo stato latente da tempo.
Sei giorni fa poi si è dimessa la numero due della Banca di Russia, Olga Skorobogatova, che in teoria avrebbe dovuto realizzare il rublo digitale per aggirare le sanzioni. La stessa governatrice Elvira Nabiullina è sotto attacco a Mosca, perché tiene i tassi d’interesse a un astronomico 21% per cercare di fermare l’inflazione che ha raggiunto il 30% o 40% sui beni alimentari di base.
L’economia intanto sta chiaramente rallentando e qualcosa, da qualche parte, scricchiola nel regno di Putin.
L’annuncio sulla totale inutilità delle sanzioni era forse leggermente prematuro.