Quello siglato in Vietnam tra la Cina e altri 14 paesi asiatici è l’accordo commerciale più grande del mondo.
Una rivincita di Pechino che, dopo il fallimento del Tpp per mano di Trump, prova ora a isolare gli Stati Uniti nel Pacifico. Cosa cambia per l’Ue?
Un “blocco asiatico” dei commerci
Con la firma, il 15 novembre scorso, della Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), è stata istituita un’area commerciale che rappresenta il 30 per cento del Pil mondiale ed è altrettanto rilevante in termini di popolazione. In questo modo vengono poste le basi per riunire di fatto la Cina con il Sudest asiatico, la più grande regione emergente del mondo – già radunata nell’Asean (10 paesi che ospitano 600 milioni di persone) – e con l’Asia nord-orientale, dove Giappone e Corea del Sud rappresentano le punte economicamente e tecnologicamente più avanzate.
Questo accordo rappresenta una vera e propria svolta per il futuro delle relazioni economiche internazionali, per tanti motivi. Innanzitutto, la Rcep configura l’area commerciale più grande del mondo, sebbene meno ambiziosa delle altre principali (Ue e Nafta), e soprattutto con un elevato grado di complementarietà produttiva: vi partecipano paesi industrializzati alla frontiera della tecnologia e paesi emergenti che possono coprire in modo efficiente le produzioni a più alto contenuto di lavoro.
Questa complementarietà è proprio l’elemento da cui dipende il successo degli accordi commerciali che includono facilitazioni sulle produzioni realizzate prevalentemente all’interno (cioè con un’elevata percentuale di valore aggiunto regionale).
In tal senso, la Rcrp si appresta a creare quel grande “blocco asiatico” dei commerci che finora non era mai davvero arrivato a completamento, perché la Cina era sempre stata inserita pesantemente nelle filiere “occidentali”, con Europa e Stati Uniti. Oggi invece la Cina mira a creare filiere regionali, per due motivi: svincolarsi dall’eccessiva dipendenza, produttiva e finanziaria, dagli Stati Uniti, troppo pericolosa in quanto legata a doppio filo all’esito elettorale; e costruire un grande mercato asiatico che accolga le sue merci, inclusi i contenuti high tech che si prefigge di produrre soprattutto in casa (magari con l’aiuto delle imprese giapponesi e coreane).
Questo accordo fa il paio con la strategia della dual circulation (aumento del consumo interno e al contempo grande importanza al commercio e agli investimenti diretti), espressa nel 14° piano quinquennale approvato pochi giorni fa per il periodo 2021-2025 … leggi tutto