Non c’è Natale senza Betlemme. Eppure la televisione e i grandi mezzi di comunicazione hanno smesso di illuminare il luogo della nascita di “Gesù bambino”. Salvo qualche servizio di rito sulle principali cerimonie religiose, la città di Betlemme resta oscurata anche nel giorno in cui diventa la capitale del mondo. Il 25 dicembre dovrebbe essere naturale riaccendere i riflettori sul posto dove tutto è cominciato. E, invece…
Betlemme è una città in perenne lockdown. Ma la colpa non è del Covid-19. I muri impressionanti che la attraversano e che gli sono stati costruiti attorno, fanno brutta mostra da più di 10 anni e fanno rimpiangere a molti il tempo cui l’occupazione militare israeliana mostrava il suo volto originale.
Si racconta che al tempo di Gesù c’era Erode. Oggi si preferisce non raccontare niente perché la realtà contemporanea di Betlemme è dolorosa e ci guasta la festa.Così Betlemme, avvolta dal silenzio del mondo, continua la sua dura lotta per la vita.

La libertà di movimento che noi abbiamo perso con l’emergenza sanitaria, per i palestinesi di Betlemme è una pluridecennale normalità. Peggio di loro ci sono solo i bambini e le bambine di Gaza che stanno crescendo senza aver avuto la possibilità di scoprire cosa sia la libertà.

Di Betlemme è meglio non parlare. Ci ricorda troppe ingiustizie, violenze e sofferenze, una terra assegnata a due popoli ma abbandonata alla legge del più forte, illegalità infinite e crudeltà impunite, parole di pace e fatti di guerra, promesse tradite e impegni dimenticati … leggi tutto