L’Avvocato del populismo / L’evoluzione europeista dei nostri Jake Angeli a cinque stelle, e altre balle (linkiesta.it)

di

Quando mai Conte e Di Maio hanno riconosciuto 
di avere cambiato posizione e dato qualche 
spiegazione delle scelte precedenti? 

Se fosse mai accaduto, non ci saremmo tenuti un anno i decreti sicurezza e avremmo già preso i 36 miliardi del Mes

Non si tratta né di fare i pignoli né di fare gli incontentabili. Si tratta del fatto che la democrazia si fonda sul dibattito pubblico. E quando al trasformismo parlamentare si accompagnano camaleontismo politico e relativismo lessicale in dosi così massicce, trasformando la discussione in una palude in cui tutte le idee, ideologie e idiozie possibili si confondono in un’unica poltiglia, la sola battaglia che ha veramente senso combattere è quella per il significato delle parole.

Non è questione di contraddizioni, che ci sono sempre state e ci saranno sempre, in qualsiasi vicenda politica. Certo può fare amaramente sorridere sentir dire che il governo è nato sulla base di due discriminanti fondamentali, «il convinto ancoraggio ai valori costituzionali» e «la solida vocazione europeista», dall’uomo che appena due anni fa arrivava a Palazzo Chigi come leader dello schieramento populista, sovranista e antieuropeista, indicato dal partito che pur di portare Paolo Savona al ministero dell’Economia arrivò a chiedere in piazza l’impeachment di Mattarella (a proposito di vocazione europeista, ma anche di ancoraggio ai valori costituzionali).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *