di Carlo Canepa
Il 31 marzo scadrà il blocco dei licenziamenti, una misura eccezionale che nella storia del nostro paese era stata presa solo nell’immediato dopoguerra.
Nessuno sa ancora con precisione che cosa succederà il 1° aprile, ma tutti sanno che siamo di fronte a una delle questioni più urgenti da risolvere. «Questa scadenza richiede decisioni e provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi», aveva dichiarato il 2 febbraio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima di dare a Mario Draghi l’incarico di formare un nuovo esecutivo.
Da settimane si preannuncia il rischio di avere un’ondata di licenziamenti a partire dall’inizio di aprile, mentre secondo le ultime indiscrezioni il governo sarebbe pronto a prorogare ancora una volta il blocco fino al 30 giugno. Mese più, mese meno, è evidente che il divieto per le imprese di licenziare non potrà durare per sempre.
A un anno dall’introduzione di questo provvedimento, proviamo a trarre un bilancio di quanto avvenuto fino a oggi e a fare un po’ di chiarezza sul futuro. Il blocco dei licenziamenti ha funzionato oppure è stato dannoso? Che cosa potrebbe succedere con il ritiro del divieto? Perché si sente tanto parlare della riforma degli ammortizzatori sociali e dei soldi del Recovery plan?
In breve: il blocco ha sì evitato centinaia di migliaia di licenziamenti, grazie anche all’estensione della cassa integrazione, ma secondo i critici avrebbe irrigidito troppo il mercato del lavoro. Al di là di quando sarà sollevato il blocco, è fondamentale per l’attuale governo agire su diversi fronti, in particolare sulle politiche attive del lavoro, dove il nostro paese è in forte ritardo, e sul sostegno a chi ha perso il posto di lavoro.
Ma cerchiamo di rispondere alle varie domande, procedendo con ordine.
Un divieto che dura da quasi un anno
Il blocco dei licenziamenti è in vigore ormai da quasi 12 mesi: ha avuto un percorso articolato, fatto di quattro proroghe e alcune modifiche alle regole.
Il blocco è stato introdotto il 17 marzo 2020, con il decreto “Cura Italia”, che ha fermato in prima battuta i licenziamenti per due mesi. Il decreto “Rilancio”, approvato a maggio e convertito in legge a luglio, ha poi allungato il blocco di altri tre mesi, portando la scadenza al 17 agosto 2020.
Successivamente il decreto “Agosto” ha prorogato il blocco di fino a fine dicembre, per le imprese che per 18 settimane avrebbero fatto ricorso a sgravi contributivi e alla cassa integrazione, mentre il decreto “Ristori” ha spostato la data al 31 gennaio 2021, diventata poi l’attuale 31 marzo 2021 con la legge di Bilancio approvata al termine dell’anno scorso … leggi tutto