La Siria, dieci anni dopo (ilpost.it)

Il paese devastato dalla guerra cominciata un 
decennio fa non si può più nemmeno chiamare "paese", 

e di quello che c’era allora non è rimasto quasi niente

Al 15 marzo 2011, esattamente dieci anni fa, si fa risalire l’inizio della guerra in Siria, anche se la guerra – quella che sarebbe venuta poi, e che si sarebbe trasformata in tante guerre – non cominciò davvero quel giorno. Il 15 marzo 2011 furono organizzate le prime grandi proteste contro il regime del presidente Bashar al Assad: pacifiche, fatte da giovani siriani stanchi dell’autoritarismo del loro governo, e ispirate alle cosiddette “primavera arabe”, le manifestazioni che nelle settimane precedenti avevano portato alla fine di regimi decennali in Nord Africa.

Il 15 marzo 2011 la Siria era un paese “intero”: non era occupata da soldati stranieri, non aveva pezzi di territorio controllati da gruppi jihadisti, e nessuno parlava di ISIS, gruppo che allora non era ancora nato. Non aveva metà dalla sua popolazione sfollata e non aveva l’economia completamente a pezzi.

Dopo 10 anni di guerra, di quel paese è rimasto molto poco: sono rimaste le ragioni che fecero iniziare le proteste del 15 marzo 2011, ed è rimasto al potere il regime di Assad, che è stato indicato a lungo come il vincitore della guerra, ma che si ritrova oggi tra le mani un paese che di fatto non esiste più.

Un buon punto di partenza per capire cosa è diventata la Siria oggi, dopo dieci anni di guerre, è una mappa del paese. Praticamente ogni colore è un mondo a sé, ciascuno con uno stato straniero che lo protegge: è per questo che da tempo si parla di una “balcanizzazione” della Siria, dove ogni zona ha le proprie milizie, la propria economia e spesso favorisce un certo gruppo etnico o religioso sugli altri … leggi tutto

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