di Aude Martin
Lo smantellamento di decenni di integrazione fra il Regno Unito e l’Unione europea comporterà grandi cambiamenti economici nel paese e nell’Unione.
Due tre dopo il suo arrivo al potere, Boris Johnson si trova in gravi difficoltà. Nella notte fra il 4 e il 5 settembre scorso i deputati inglesi hanno adottato un testo che obbliga il Primo Ministro a chiedere all’Unione europea (Ue) un nuovo rinvio di tre mesi per la Brexit.
Ma la minaccia di un’uscita senza accordo (no deal) il 31 ottobre, ripetuta insistentemente da Johnson, continua ad aleggiare sull’economia britannica, che avrebbe grosse difficoltà a riprendersi a questo trauma. Di fatto lo smantellamento di decenni di integrazione europea potrà essere fatto solo a costo di profondi cambiamenti economici.
La diffusione, il 18 agosto scorso, di documenti governativi che rivelano le probabili conseguenze di un no deal aveva già provocato un’ondata di panico. Secondo il rapporto “Yellowhammer” (nome del piano di preparazione a una Brexit senza accordo), i ritardi nelle consegne potrebbero superare i due giorni, mettendo in crisi soprattutto la catena di rifornimento dei prodotti freschi (l’88 per cento della frutta e il 45 per cento delle verdure consumate nel Regno Unito sono importate) e dei medicinali … leggi tutto