George Simenon, il fondo della bottiglia (articolo21.org)

di Gianfranco Angelucci

E’ ben noto quanto Federico Fellini amasse Georges Simenon e viceversa; in Adelphi esiste persino un libricino prezioso che riunisce lo scambio di lettere tra i due artisti. Simenon, più adulto di una  ventina d’anni, trasponeva in pagina, per averli vissuti, episodi e sentimenti che Fellini qualche volta aveva tenuto nascosti persino a se stesso.

In un romanzo intitolato Le campane di Bicêtre, lo scrittore belga descrivendo la malattia e la morte di un potente direttore di giornale di Parigi sembra anticipare di trent’anni, in alcuni passaggi persino nei minimi dettagli, gli ultimi mesi di vita di Federico. Esisteva tra i due un’affinità cerebrale, che si rivelò al tempo di La Dolce Vita quando Simenon, presidente della giuria del Festival di Cannes, si batté perché fosse assegnato il Palmarès al film che lo aveva letteralmente magnetizzato.

Il sentimento di reciproca ammirazione si consolidò in una profonda amicizia per la durata dell’intera esistenza. L’arte, si sa, in qualsiasi sua espressione, da un dipinto, a un libro, a una scultura, a un brano musicale, agisce su di noi con una leva psicanalitica in grado di rivelarci o far affiorare situazioni rimosse o nascoste … leggi tutto

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