di Gregorio Dimonopoli
L'unto Lep(o)re, sponsorizzato da poteri oscuri, e necessariamente subìto dal sindaco uscente per chissà quali motivi pregressi, è ormai uscito dai binari della lucidità.
Vediamo. Il bluff fenomenico parte con una gaffe mostruosa nel settembre scorso presentando alla Festa dell’Unità il proprio futuro programma per governare Bologna. Apriti cielo. Tutta la direzione del PD si alza in piedi arrabbiata per questa autocandidatura, probabilmente già maturata invece nei solo corridoi di Palazzo d’Accursio.
Giustamente, laddove esista un partito organizzato quest’ultimo attacca l’accelerata solitaria chiedendo, ma ormai la frittata è fatta, di fare chiarezza nelle sedi opportune anziché su quotidiani e social. Si apre un sordo rimbombo che porta, nei mesi scorsi, alle candidature di altri esponenti di quella parte di esponenti del medesimo partito e guarda un po’ sono tutti assessori. Già un segnale pessimo di scarso coinvolgimento dei pirla all’esterno, che sarebbe poi il resto della cittadinanza.
Insomma, quella sciagurata figuraccia tra gli stand diventa la tomba di un ragionevole percorso decisionale politico e sociale, lasciando spazio invece ad una disfida – ripeto, sempre e solo interna – tra diversi attori con frecciatine imbarazzanti quasi da avanspettacolo.
La base del partito molto affezionata ad Alberto Aitini, assessore alla sicurezza e al commercio, non digerisce questa sfrontata decisione unilaterale di scegliere senza consultazione neanche della segreteria. Il tentativo, diciamo pure patetico, del sindaco uscente di perorare la sua unica candidatura, senza mai spiegarne il perché intanto non fa che esacerbare il clima lascando montare la panna di tanti sospetti, con uno in testa che chiunque potrà immaginarsi .
Tutto sembra quindi avviarsi verso una cavalcata solitaria, tralasciando la testardaggine dell’Aitini che, seriamente, non accetta che non ci sia la possibilità di un confronto serio. Il sindaco uscente allora si lancia in insulti e sfuriate sia all’interno del partito che con i media. Il PD intanto insiste per il ritiro della candidatura dell’assessore alla sicurezza. Ahi, lesa maestà o lesi interessi già contrattati in precedenza?
Questi sassolini si trasformano poi in massi quando “vergognosamente” una sindaca di un paese alle porte di Bologna osa rivendicare la possibilità di dire la sua su Bologna, e per di più addirittura proprio nell’ambito del centrosinistra. Apriti cielo! La prima gentilezza democratica dell’unto rivolta ad una competitor è, in sostanza, di non osare sfidarlo. Fino al capitolo odierno del….Maschio Alfa
Riesplode la galanteria del nostro in questi giorni, sempre più teso, che affettuosamente tenta di far capire che la Conti non conta nulla, è solo una banale pedina in mano ad un politico nazionale, ergendosi quale improbabile baluardo politico verso una presunta calata di lanzichenecchi renziani, arrivando con coraggio criceto anche a farsi “aiutare” dalle donne del partito perché non venisse discriminato in quanto maschio…
Questo assessore, non certo un politico ed è bene ricordarlo, è stato lui stesso uno dei primi renziani d’Italia. Questo chiacchierone non ha fatto granché per questa città nella quale si candida, salvo appunto raccontarla sui media secondo una propria narrazione autoreferenziale. Non ha rispettato granché l’opposizione in Consiglio Comunale in questi anni, disertando quasi sempre le sedute del question time del venerdì. Ha prolungato ad libitum l’agonia della vicenda XM-24, spacciandosi per un grande mediatore. Ciao. E con tutti gli insopportabili disagi sopportati dalla cittadinanza di quella zona per troppi anni. E ce ne sono tante altre da raccontare.
E ce ne saranno ancora purtroppo se sciaguratamente costui dovesse ricoprire il ruolo di primo cittadino.