di Maria Egizia Fiaschetti
Una Roma dove tira «un’aria fetida e pericolosa», come dice Fiorella Mannoia, consuma il proprio autodafé nel quarto rogo di Centocelle.
Tre da inizio ottobre più uno, il primo, in una data che è difficile ritenere casuale, il 25 aprile, su un bersaglio ancora meno casuale, la «Pecora elettrica», libreria e caffetteria dichiaratamente antifascista, all’angolo di via delle Palme: cuore di un’ex borgata un tempo rossa e pasoliniana, coatta e criminale, coraggiosa e partigiana (medaglia d’oro della Resistenza), adesso in bilico tra una gentrificazione stile Pigneto (movida e localini, apericene e caro affitti) e un balzo indietro verso il buio, forse voluto da padroni emergenti del narcotraffico benedetti dalla camorra.
È difficile spiegare altrimenti l’ultimo incendio, quello dell’altra notte, nel pub «Baraka Bistrot», via dei Ciclamini 105, a forse cinquecento metri da «La Pecora Elettrica» … leggi tutto