di Federici Turrisi e Sara Lorenzini
Parla l’avvocato che difende le oltre 30 mila vittime della contaminazione. Il colosso petrolifero americano è stato condannato ma si rifiuta di pagare
“La Chernobyl dell’Amazzonia”. Così è stato ribattezzato da diverse testate giornalistiche uno dei disastri ambientali più gravi della storia: quello perpetrato tra il 1964 e il 1992 dall’azienda petrolifera statunitense Texaco (acquisita nel 2001 da Chevron) nella regione di Lago Agrio, nell’Amazzonia ecuadoriana.
Texaco, per trarre il maggiore profitto possibile, si sarebbe servita di tecniche ormai obsolete, consapevole delle ripercussioni sull’ambiente e sulla salute degli abitanti.
Condannata, Chevron-Texaco non paga
La giustizia ecuadoriana si è pronunciata fino all’ultima istanza a favore delle vittime, condannando Chevron al pagamento di 9,5 miliardi di dollari per risanare gli oltre 480 mila ettari di area contaminata e avviare un programma di cure mediche a favore della popolazione colpita. Ma Chevron-Texaco si è sempre rifiutata di pagare … leggi tutto