Gatta: «Questa riforma è la migliore possibile. Ora il carcere non sarà la sola risposta» (ildubbio.news)

di Simona Musco

Parla Gian Luigi Gatta, consigliere della 
guardasigilli Marta Cartabia: 

«L’improcedibilità? Serve a dare un ritmo al processo e un impulso a chi ne detta i tempi, attivando pratiche organizzative virtuose»

«La ministra Cartabia ha il merito di essere riuscita a compiere una delicata e complessa opera di mediazione, trovando punti di equilibrio che nel complesso hanno portato al miglior risultato possibile». A dirlo è Gian Luigi Gatta, ordinario di diritto penale all’Università di Milano, nonché consigliere della ministra della Giustizia, componente del Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura e direttore di “Sistema penale”. E sull’improcedibilità spiega: «Serve a dare un ritmo al processo e un impulso a chi ne detta i tempi, attivando pratiche organizzative virtuose».

Come giudica la versione finale di questa riforma?

Il mio giudizio è molto positivo. L’attenzione mediatica si è concentrata per lo più sul tema della prescrizione e dell’improcedibilità. In realtà si tratta di una riforma molto articolata e di sistema. Gli interventi sono numerosi e attraversano l’intero procedimento penale. Ed è una riforma che ha due anime strettamente connesse: oltre a quella processuale vi è, non meno importante, quella per così dire sostanziale, relativa al sistema sanzionatorio.

Le disposizioni in materia di pene sostitutive delle pene detentive brevi, di pene pecuniarie, di messa alla prova, di giustizia riparativa e di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto promettono, in sede di attuazione della delega, una riforma del sistema sanzionatorio di ampio ed elevato respiro, ispirata al principio secondo cui, alla luce dell’articolo 27 della Costituzione, il carcere non è e non può essere l’unica risposta al reato. È un’idea-guida fondamentale, che la ministra Cartabia ha espresso sin dal suo primo discorso in Parlamento, allorché ha illustrato le sue linee programmatiche.

Era il miglior risultato possibile, considerato il contesto generale?

Considerati i tempi ristretti e il contesto, da lei evocato, non esito a dire di sì. Il diritto e la procedura penale sono materie ad elevato tasso di politicità: riflettono nel loro assetto, come poche altre materie, precise visioni e scelte politiche. È evidente allora la difficoltà di mettere a punto una riforma che, pur muovendo da una prospettiva tecnico-giuridica, ispirata ai principi costituzionali e sovranazionali, nonché alle migliori prassi e agli obiettivi dell’efficienza del sistema, contemperi le sensibilità e le visioni di cui sono portatrici le assai diverse forze politiche che compongono l’ampia maggioranza che sostiene il Governo Draghi.

La ministra Cartabia ha il merito di essere riuscita a compiere una delicata e complessa opera di mediazione, trovando punti di equilibrio che nel complesso hanno portato, appunto, al miglior risultato possibile. Non dimentichiamo che sulla riforma della giustizia penale è caduto il precedente Governo e che si trattava di scriverne un’altra, assai diversa, partendo dal testo del disegno di legge presentato dal precedente ministro della Giustizia, appartenente a una forza politica che tutt’ora compone la maggioranza … leggi tutto

(Marco Chilese)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *