Il giornalista Massimo Fini sul Fatto:
“Se avessimo lasciato fare alla Natura quello che le compete, il Covid sarebbe morto per inedia”
Tra emergenza sanitaria e green pass, Massimo Fini senza filtri sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. Il giornalista e saggista è stato particolarmente netto sul Covid, esordendo con una critica al ministro della Salute, Roberto Speranza, definito una brava persona, «ma le comunicazioni del governo e del suo Comitato scientifico sono così farraginose, complesse e contraddittorie che sfido qualsiasi persona normale a capirci qualcosa».
Dicevamo del green pass, misura introdotta dal governo che non sembra andare a genio, per usare un eufemismo, a Massimo Fini. Ecco l’analisi del cronista: «Se costoro pensano di trascinarci ancora per anni con vaccini, richiami dei vaccini e richiami dei richiami si sbagliano. Lo stress che sopportiamo da due anni non è più sostenibile. Non che noi si abbia la forza di ribellarci in modo attivo, lo faremo per omissione rifiutandoci di farci vaccinare».
MASSIMO FINI: “CHE MUOIA CHI DEVE MORIRE”
Ma l’analisi più feroce e più divisiva di Massimo Fini arriva alla fine del suo intervento, destinato a fare discutere. La sua provocazione è mirata a creare dibattito: «Se avessimo lasciato fare alla Natura quello che le compete, cioè sfoltire la popolazione quando è in sovrabbondanza, il Covid sarebbe morto per inedia e sarebbe durato un paio d’anni».
Massimo Fini ha poi aggiunto: «Inoltre io non capisco proprio perché per salvare dei settuagenari od ottuagenari, in genere affetti da due o tre gravi patologie, si sia bloccata la vita di intere generazioni a cui il Covid non poteva far nulla.