D'Alessandro, deputato di Italia viva, replica a Landini (Cgil).
«Se il sistema produttivo non è messo nelle condizioni di operare, il Paese si ferma».
Onorevole D’Alessandro, perché Italia Viva ritiene necessario il green pass per i lavoratori?
Bisogna stabilire l’obbligo di green pass e conseguentemente lo Stato deve farsi carico di un pezzo di responsabilità che non deve ricadere su imprese e lavoratori. Nel momento in cui si stabilisce che prevale l’obbligo di green pass si deve abbattere il costo dei tamponi e i controlli non devono essere affidati solo alle imprese. Ci vuole una triangolazione tra Stato, lavoratori e imprese.
Landini dice però che i lavoratori senza green pass non debbano essere sanzionato. Cosa risponde?
Non è ammissibile che nel tempo della più grande opportunità della storia d’Italia, cioè quella di ritornare a crescere a livelli mai conosciuti in passato, e in contemporanea in un periodo di grande fragilità, si possa giocare su paura e retorica. Se il sistema produttivo non è messo nelle condizioni di operare, il Paese si ferma e mentre gli altri corrono noi rimarremmo definitivamente indietro. Questa è un’occasione per recuperare i vulnus del passato. Se un grande sindacato come la Cgil non si fa carico di questa responsabilità è fuori dalla storia.
Il segretario, in sostanza, dice che i protocolli bastano e avanzano. È così?
I protocolli hanno svolto un ruolo fondamentale grazie alla collaborazione di tutti, ma rendersi conto che c’è una variante pericolosa e che nel tempo potrebbero essercene e altre e che di conseguenza i protocolli non garantiscono ciò che garantivano prima è un’ovvietà che va a tutela dei lavoratori. Di fronte al virus che cambia devono cambiare anche i protocolli di riferimento … leggi tutto
(Ruchindra Gunasekara)