Sindacati e intellettuali anti green pass dimostrano che il populismo, purtroppo, non sparirà con i cinquestelle (linkiesta.it)

di Francesco Cundari

Nell’America flagellata dalla variante Delta i 
sindacati degli insegnanti si schierano a favore 
della certificazione.

In Italia ripetono gli slogan di Landini contro la logica «punitiva e sanzionatoria». Quanto possiamo andare avanti così?

Dopo le critiche suscitate da una sua precedente intervista, Maurizio Landini ieri è tornato a ribadire la posizione della Cgil sul green pass in una lettera a Repubblica. Posizione, contrariamente alle sue abitudini, assai ricca di se e di ma.

«La Cgil, diversamente da altri, non ha mai posto questioni di principio sullo strumento del green pass, pur in presenza di raccomandazioni europee a non adottare norme discriminatorie», esordisce, con tipico approccio passivo-aggressivo, simile al marito che giuri alla moglie di non avere mai avuto nulla in contrario a passare il Natale con quei grandissimi rompicoglioni dei suoi genitori.

«Se il governo ritiene che il vaccino debba essere obbligatorio per tutti, proponga subito al Parlamento una legge. (…) Perché il governo non la fa? (…) È sbagliato pensare di raggiungere lo stesso obiettivo in modo surrettizio…».

Qui ricomincia la solita tirata da azzeccagarbugli sui ristoranti aziendali che non sarebbero ristoranti, e quindi sarebbero sicurissimi per definizione, a prova di varianti. La stessa linea ribadita sul Corriere della sera dalla segretaria della Fiom, Francesca Re David, che ha almeno il pregio della chiarezza: «Noi, intanto, dove le aziende vogliono imporre il green pass, scioperiamo, come faremo alla Hanon di Torino». Purtroppo anche quest’unico pregio non dura a lungo.

Infatti, dopo la consueta sfilza di non sequitur sul fatto che «ci sono i divisori di plexiglas, si fa la sanificazione, si mantengono le distanze e si osservano le altre misure previste dai protocolli voluti dal sindacato», e persino che «i lavoratori hanno solo mezz’ora di pausa mensa» (ce l’avrà mica davvero con i cinque secondi necessari a mostrare il green pass?), alla semplice domanda: «Ma perché siete contrari al green pass obbligatorio?», Re David risponde testualmente: «È incredibile che stia passando questo messaggio».

Il resto dell’intervista è un continuo tirare il sasso e nascondere la mano, ma c’è almeno un altro passaggio che merita di essere riportato. Quello in cui la segretaria della Fiom dice che il governo «tenta di scaricare su di noi decisioni punitive solo per una parte»; che «se la comunità scientifica dicesse che ci vuole l’obbligo del green pass o della vaccinazione, allora non si capisce perché dovrebbe valere solo per chi va in fabbrica, ma non sui mezzi di trasporto o nei supermercati o in Parlamento»; e infine – pronti per il gran finale? – ecco qua: «Mi chiedo solo se i parlamentari per mangiare alla buvette debbano esibire il green pass o per loro non vale» … leggi tutto

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