Antonio Cederna, un grido per la natura (corriere.it)

di GIAN ANTONIO STELLA
L’Appia Antica, 
le coste sarde, il Parco d’Abruzzo… le infinite battaglie dell’ambientalista scomparso 25 anni fa. Dedicò la vita alla difesa del patrimonio paesaggistico e culturale
«La guerra alla natura, in Italia, continua. I disastri che affliggono periodicamente il nostro paese, ultimi quelli del novembre scorso, non ci hanno ancora aperto gli occhi sui pericoli che questa guerra comporta». Esordì così, sulla «mitica» spalla della Terza Pagina sul «Corriere della Sera», il grande Antonio Cederna, per il quale quest’anno ricorrono a fine ottobre il centenario della nascita e venerdì prossimo i venticinque anni della scomparsa.
Era il 7 marzo 1967, Venezia e Firenze erano ancora ferite e infangate dalle acque del novembre ’66 e quell’articolo, a rileggerlo oggi, mette ancora i brividi come fosse stato scritto ieri mattina nella scia dei catastrofici incendi di quest’estate del 2021 che minacciano inverni di altre frane e altri allagamenti.
«Due cose almeno avrebbero dovuto imparare», gli italiani, scriveva l’ambientalista fortemente voluto a via Solferino dalla Zarina Giulia Maria Crespi, nella prima delle sue quattro puntate sull’assalto ai parchi e ai boschi italiani: «La prima è che alluvioni e straripamenti hanno poco di fatale e che sono in gran parte il frutto della nostra imprevidenza, poiché abbiamo sempre, sistematicamente, ignorato quella disciplina di base che si chiama “conservazione della natura” e dei suoi delicati e molteplici equilibri; la seconda, corollario della prima, è che la distruzione di ingenti beni materiali e culturali è la conseguenza diretta della leggerezza con cui abbiamo sconvolto l’ambiente naturale che ci circonda, grazie a interventi di settore e non coordinati, che ci hanno portato a disboscare i monti provocando la furia delle acque selvagge…» leggi tutto

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