di ANDREA GIANNI E ANDREA FASANI
Tutte le notti le stesse scene: si arrampicano sulle reti per evitare i tornelli di controllo.
La paga? Venti euro
Il primo lavoratore in nero scavalca alle 3.30, in piena notte. Usando una bicicletta del bike sharing milanese come scaletta, in pochi istanti oltrepassa la recinzione dell’ortomercato di Milano, in un punto privo del filo spinato installato nel vano tentativo di evitare intrusioni. Dalle 3.45 alle 4 arrivano altri gruppi di ragazzi, quasi tutti di origine nordafricana, confondendosi fra camion e furgoni che entrano nel mercato ortofrutticolo più grande d’Italia, dove lavorano regolarmente circa duemila persone.
Alcuni formano una “piramide umana“ per varcare la barriera alta tre metri, incuranti delle telecamere installate lungo il perimetro, evitando le pattuglie della polizia. Altri, per arrampicarsi, sfruttano pali o i pannelli montati per i manifesti elettorali. Una volta dentro l’area sanno dove andare. Sono reclutati da caporali e intermediari, spesso originari dello stesso Paese, che offrono lavoro in nero in cambio di una quota dei magri guadagni. Una notte a scaricare e caricare bancali di frutta e verdura per i grossisti, destinata a mercati e negozi, per 20-30 euro.
«Ci sono persone che lavorano per poco più di due euro l’ora – spiega Cristiano Nobili, operatore di presidio e delegato della Fit-Cisl – sono anni che denunciamo questo fenomeno, senza che vengano presi provvedimenti decisivi. Nelle quattro cooperative che lavorano all’ortomercato la situazione è regolare, grazie anche alle nostre battaglie, ma è difficile controllare quello che avviene fuori.
Di notte qui succede di tutto”. Violente risse che scoppiano all’improvviso, infortuni, richieste di denaro nei parcheggi. E c’è chi, scavalcando la recinzione, cade e si fa male. Lavoratori invisibili, spesso senza permesso di soggiorno, che ogni notte si spaccano la schiena per pochi euro … leggi tutto