di Shadi Hamid, The Atlantic, Stati Uniti (Traduzione di Federico Ferrone)
Gli Stati Uniti non hanno mai capito l’Afghanistan.
I pianificatori di Washington pensavano di sapere di cosa avesse bisogno il paese, ma non era la stessa cosa che voleva la sua gente. La politica degli Stati Uniti era animata da diverse pie illusioni. La principale era l’idea che i taliban potessero essere eliminati e che, nel farlo, potesse essere trasformata un’intera cultura.
In un mondo ideale i taliban non esisterebbero. Ma esistono, ed esisteranno in futuro. Gli osservatori occidentali fanno sempre fatica a capire come gruppi così spietati ottengano legittimità e sostegno popolare. Sicuramente gli afgani ricordano il terrore del dominio taliban negli anni novanta, quando le donne venivano frustate se si avventuravano fuori di casa senza burqa e le persone adultere erano lapidate a morte negli stadi di calcio. Come si possono dimenticare quei giorni cupi?
Gli Stati Uniti consideravano malvagi i taliban. Ritenere un gruppo malvagio significa gettarlo fuori dal tempo e dalla storia. Ma si tratta di una visione da privilegiati. Vivere in una democrazia con una sicurezza di base permette ai cittadini di puntare più in alto.
Saranno delusi anche da un governo relativamente buono proprio perché si aspettano di più. Negli stati falliti e nel mezzo di una guerra civile, tuttavia, le questioni fondamentali sono quelle dell’ordine e del disordine, e come avere più del primo e meno del secondo.
Cecità e pregiudizi di Washington
I taliban lo sapevano. Dopo aver perso il potere nel 2001, il gruppo era debole, e doveva riprendersi dai devastanti attacchi aerei contro i suoi dirigenti. Ma negli ultimi anni ha ripreso terreno e messo radici più profonde nelle comunità locali. I taliban sono stati brutali.
Allo stesso tempo hanno spesso garantito un’amministrazione migliore del lontano e corrotto governo centrale afgano. Fare poco è servito a molto … leggi tutto
(Andre Klimke)