I diritti negati nel Mezzogiorno sono una storia di oppressione sistemica di tutte e tutti (che-fare.com)

di Mauro Pinto Chiara Piccoli Lilia Giugni

Se è vero che narrazioni facili dei territori 
campani, a volte pietistiche a volte 
sensazionaliste, ancora impazzano sui media, 
nel corso degli ultimi anni Napoli si è 
invece rivelata un’effervescente, per 
quanto contradditoria, fucina di idee, 
pratiche sociali e politiche innovative.

Roccaforte resistenziale (delle Quattro Giornate del 1943 si è sempre parlato poco e male), capitale rivoluzionaria e centro delle mobilitazioni studentesche e operaie, il capoluogo partenopeo – come la Campania nel suo complesso – vanta una storia intellettuale e politica radicale, e poco nota ai non addetti ai lavori.

Ancora meno conosciute al pubblico mainstream sono le radici campane di tante battaglie per i diritti civili, e di identità e modi di vivere che sfidano gli stereotipi di genere: dalle azioni delle Nemesiache di Lina Mangiacapre alla ricca e variegata tradizione delle “femminelle”, le eredità del femminismo e delle comunità etero-dissidenti locali ancora aspettano di divenire, a pieno titolo, patrimonio comune.

Si innerva in questo groviglio complesso di Storia e di storie, la sfida di Connettere i Puntini, oltre che dalla convinzione che il Meridione, periferia geo-economica ma non certo politica, sia il punto di partenza obbligato di chi ripensa e reclama diritti negati … leggi tutto

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