La farmacista che non fa più tamponi ai no vax: «Basta, troppa violenza e insulti» (corriere.it)

di Fabio Paravisi

Il racconto di Cristina Longhini, di Bergamo, che 
ha perso il padre per il Covid: 

la farmacia di Milano in cui lavora ha deciso di rinunciare ai tamponi

Si erano rassegnati ai tamponi perché altrimenti non avrebbero potuto andare al lavoro, ma non li accettavano senza far sapere come la pensavano. E dai no vax erano ogni volta proteste, insulti e urla. Ecco perché la farmacia Ca’ Granda di Niguarda, a Milano, ha deciso di non effettuare più i tamponi, riservando quegli spazi e quel personale alla campagna vaccinale per la terza dose.

«Ormai da fine settembre stavamo subendo un clima di odio e di tensione», racconta la dottoressa Cristina Longhini, 40 anni, di Bergamo, consigliera del Movimento italiano farmacisti collaboratori che rappresenta 10 mila persone in tutta Italia e figlia di una vittima del Covid, suo padre Claudio, morto nella primavera del 2020 a 65 anni. «C’era astio nei confronti della campagna vaccinale e anche nei nostri confronti — continua la farmacista —. C’erano persone che ci dicevano: “Cosa pensate, questo vaccino funzioni?

” Oppure: “Ci farà morire tutti, ci farà venire il cancro, fra dieci anni voi vaccinati morirete e rimarremo noi, ci sono dentro i microchip, il 5G”. Oppure: “Voi non pagate il vaccino e noi dobbiamo pagare il tampone, dovreste farlo gratis, ci rubate i soldi”. C’era chi ci augurava la morte, chi diceva di avere bisogno del tampone ma non credeva nel vaccino e se ne andava sbattendo la porta con rabbia. Così per tre-quattrocento volte al giorno».

Anche chi, entrato in vigore l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro, si decideva per il vaccino, reagiva male: «Non sapevano che dopo la prima dose servono due settimane per il green pass e dovevano comunque fare il tampone, quindi pretendevano il passaporto vaccinale». Di qui la decisione della farmacia di non effettuare più i tamponi: «La mia titolare e la mia collega conoscevano mio padre, sanno cosa abbiamo passato a Bergamo e poi hanno vissuto i drammi della seconda ondata a Milano.

Abbiamo deciso che non possiamo fare i tamponi a chi è così insensibile: umanamente era pesante affrontare queste persone» … leggi tutto

(Salman Hossain Saif)

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