Stanotte in Italia entra in vigore il Codice Travaglio. Sì, è vero, questo è stato il paese di Beccaria, di Calamandrei, di Sciascia. Beh: è stato. Dimenticatelo. Ora è il paese di Travaglio.
Il quale, dopo aver imposto la legge spazza-corrotti, largamente incostituzionale, da questo momento in poi fa scattare il codice “giustizia eterna”.
Non nel senso che l’amministra l’Eterno, ma nel senso che si fonderà su un processo perpetuo per il sospettato, e su un potere illimitato del magistrato che accusa. In questo consiste la fine della prescrizione, in vigore dalla mezzanotte. È la fine del diritto sancito da un articolo della Costituzione che prevede la ragionevole durata del processo, e la proclamazione del diritto per un Pm di far durare i suoi sospetti, anche magari in assenza di prove, per tutto il tempo che vuole. Trasformando la pena in qualcosa che viene prima della condanna.
E che non necessariamente prevede una condanna. Per capirci, una persona accusata di “traffico di influenze”, o di concorso esterno in associazione mafiosa (che sono i reati più cari a Travaglio) potrà essere condannato a un processo-a-vita senza mai essere condannato in secondo e in terzo grado.
La prescrizione oggi funziona così: dopo sei anni, se sei accusato di un reato piccolo, in assenza di sentenza definitiva, il tuo processo è finito. Se invece sei accusato di un reato più grande, la prescrizione scatterà solo dopo un numero di anni pari alla pena massima prevista per quel reato, e per alcuni reati ancora più gravi gli anni sono aumentati di un quarto … leggi tutto
Marco Travaglio: Processi per diffamazione