di Mario Lavia
Con Letta alla guida, i democratici sono più uniti al loro interno, ma fanno fatica a trovare sostegno all’esterno.
Il Movimento 5 stelle è sempre più debole e l’ultima idea è un accordo anti Renzi con Azione (ma Calenda non ci sta)
Se ha un senso l’adagio per cui il nemico del mio nemico è mio amico, allora si spiega perché al Partito democratico Carlo Calenda stia tornando simpatico. Le bordate di quest’ultimo a Matteo Renzi dopo la Leopolda hanno fatto drizzare le antenne al Nazareno a caccia di rami da innestare su un Nuovo Ulivo che non decolla, senza contare il piacere quasi fisico che i dem hanno provato nel vedere l’ex segretario fiorentino bersaglio di mille frecce che nemmeno San Sebastiano: il riff renziano «il tempo è galantuomo» stavolta lo suona un esponente dem di prima fila.
Perché è chiaro che Renzi alzando il ponte levatoio abbia tolto un peso dallo stomaco dei dem che non hanno più questo problema tra i piedi, e le liti tra riformisti non possono che far piacere a un Partito democratico spostato a sinistra come nell’edizione lettiana.
E però Calenda lo vogliono, al netto del fatto che con lui il Partito democratico già si è scottato le mani una volta, anche perché sarebbe un’ottima copertura “a destra”. Spiega a Linkiesta Emanuele Felice, testa d’uovo della sinistra orlandiana: «Nel Nuovo Ulivo possono venire Calenda e Bonino: la gamba liberal-democratica sono loro.
Come liberal-democratici sono più credibili di Renzi, compromesso ormai dopo i rapporti con i sauditi e la commistione tra affari e politica. Su questo, giustamente, anche Calenda è molto critico. Oltretutto, Renzi ormai è talmente inviso che, alleandosi con noi, penso siano più i voti che farebbe perdere che quelli che porterebbe in dote».
Esponenti dem di diverse aree sostengono che Letta e Calenda (e Più Europa) abbiano già stretto un accordo per isolare Renzi, giudicato unfit, e sgonfiare come un palloncino le sue velleità neocentriste.
Ma il leader di Azione smentisce tutte queste voci: «Non parlo con Letta dal giorno delle discussioni sull’ingresso del Movimento 5 stelle nel gruppo dei socialisti europei». La strada di Carlo Calenda, curiosamente, assomiglia a quella di Renzi: si tratta di scalare una montagna praticamente da soli. Senza incontrarsi. Come ha fatto a Roma vuole fare in Italia, il leader di Azione, in un percorso fatto al 99% di contenuti e all’1% di discorsi sulle alleanze. Resisterà alle sirene nazarene quando si avvicineranno le elezioni, quando si faranno le liste?
Da parte sua il Partito democratico, come detto, è in affanno nella costruzione del “campo largo”. L’operazione non decolla, l’unico compagno di strada resta sempre Bersani: non un granché … leggi tutto