Ogni volta immagini che quel realismo asciutto difetti di cinema e sei riluttante. Non ci vorresti andare a vedere l’ultimo film di Ken Loach. Cerchi altro.
Non la stronzata della magia del cinema ma magari una possibilità contro questa realtà sì, e vorresti vederla con l’occhio del cinema. Eppure capita che cedi. Ti cercano, ti consigliano, ti convincono e vai a vedere “Sorry we missed you” e nonostante quella puzza di cultura-di-sinistra in sala e la tua assistente sociale seduta due file più in basso che si strugge per tutta la proiezione e che ha fatto finta di non riconoscerti, nonostante questo, non te ne penti.
Chi sa se ha visto anche Daniel Blake, l’assistente sociale. Sicuramente sì. Glielo chiedo al prossimo colloquio anche se “con gli utenti è vietato familiarizzare”.
Non te ne penti perché in primo luogo non c’è nostalgia, o forse non c’è più nostalgia nel suo cinema. Non c’è movimento della classe operaia ma resta la classe. Come monade. In un suo frammento generico. Prima della lotta occorre l’umano che deve farla … leggi tutto