Il progetto Virtus Lab per rispondere alla richiesta di personale.
Cgil, Cisl e Uil: «Non siamo stati coinvolti. Chiarimenti su costi e prospettive per i candidati»
«Formare tremila ragazzi nei prossimi tre anni», attingendo a tutta Italia, in particolare «reclutandoli da altre zone italiane meno fortunate», per esempio il Sud, dove «le offerte di lavoro sono ancora molto carenti», e farli venire a Reggio Emilia per lavorare.
È l’essenza del progetto Virtus Lab di Unindustria Reggio Emilia, per rispondere alla fame di personale delle aziende, soprattutto nell’ambito delle competenze digitali, lanciato dal presidente dell’associazione degli industriali Fabio Storchi in un articolo apparso sulla rivista di Unindustria «Vision». «Tutti gli imprenditori da tempo denunciano la scarsità di risorse umane – ha spiegato – e avanzano la necessità di arricchire figure professionali legate alle nuove tecnologie digitali».
In pratica, si punta ad attrarre giovani lavoratori, per un periodo di formazione gratuita, per rispondere ai bisogni delle imprese. Un piano che ha scatenato le critiche dei sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil: «Unindustria non ci ha coinvolto ad alcun titolo», hanno sottolineato in una nota, in cui hanno espresso le loro perplessità, chiedendo un confronto agli industriali.
Le domande dei sindacati
I primi dubbi riguardano il bacino geografico cui attingere le risorse: «Il progetto è stato pubblicizzato come prioritariamente rivolto ai giovani inoccupati del Centro Sud», riflettono i sindacati. «Ciò significa che sul nostro territorio non ci sono potenziali giovani da inserire? È stata fatta una analisi in tal senso?».
In secondo luogo, si interrogano sui costi che un eventuale candidato proveniente da fuori regione dovrebbe sostenere per aderire alla formazione gratuita – «Se un giovane si trasferisse – chiedono – dovrebbe garantirsi vitto e alloggio a sue spese per alcuni mesi? I periodi di stage presso le imprese saranno retribuiti? Se si come?» … leggi tutto