Diversificare gli approvvigionamenti resta l’urgenza immediata.
Pensare a come elettrificare d’inverno il riscaldamento di 17 milioni di case uno dei rebus da risolvere senza ideologia
Clima, ambiente, energia: mentre l’attenzione si sposta alternativamente dal riscaldamento globale al dibattito nucleare sì/nucleare no, l’Italia continua a fare i conti da trent’anni con la stessa costante: la dipendenza dal gas naturale. Metà della nostra elettricità si fa bruciando gas.
E il gas non serve solo per la corrente elettrica. Lo si usa nell’industria e soprattutto per riscaldare e cucinare: è così per 17 milioni e mezzo di abitazioni su 25 milioni totali. Di questa dipendenza ci siamo accorti ora che i prezzi dell’energia sono saliti a dismisura. Ma non si tratta solo di caro-bollette.
La dipendenza è anche politica, e riguarda la sicurezza nazionale. Da dopo Natale le forniture di gas russo sono calate di circa un terzo. Pare per motivi «commerciali», anche se i venti di guerra che spirano sull’Ucraina non sono del tutto estranei.
Gli stoccaggi, cioè le riserve sotterranee, sono a livelli mai così bassi se comparati con gli anni pre-Covid. Insomma, per chi ha memoria storica (neppure troppo lontana) pare non essersi mai mossi dal 2006 o dal 2009, quando il taglio di fornitura dovuto al conflitto Mosca-Kiev suscitò allarme e preoccupazione.
Oggi come allora (malgrado qualche nuova infrastruttura come il tanto contestato gasdotto Tap nel Salento) resta la stessa intrinseca debolezza: il sistema italiano non potrebbe reggere a lungo se due eventi avversi dovessero verificarsi contemporaneamente … leggi tutto