Il presidente e il senso (perduto) dello stato di diritto (linkiesta.it)

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Chiunque diventerà Capo dello Stato sarà 
costretto ad assistere inerte alle continue 
violazioni della Costituzione compiute di volta 
in volta in nome del realismo o di una 
qualsiasi emergenza. 

Questo perché l’osservanza costituzionale è stata scambiata per una semplice moral suasion

A un ruolo non sarà officiato il prossimo presidente della Repubblica, chiunque sarà eletto: e cioè al ruolo di difesa della Costituzione a norma della quale è prescelto e che giura di osservare. Da qualche gestione in qua, presiedere la Repubblica non significa ancora aver licenza di violare la Costituzione, questo no: ma salire sul palco da cui lungimirarne la violazione senza far nulla, senz’altro sì.

La punteggiatura costituzionale è saltata troppe volte, in favore di mille svarioni di volta in volta ispirati a realismo, a emergenza, a opportunità momentanea, a cospirazione vera e propria, senza che dal Quirinale sia mai venuta la necessaria correzione.

E questo è successo perché l’osservanza costituzionale cui il presidente della Repubblica sarebbe tenuto è stata scambiata per il potere di sorvegliare in sede conventicolare, e con le cifrature del messaggio intimidatorio (si dice moral suasion, in politicamente ammissibile), il movimento degli ingranaggi istituzionali.

Ma i pugni di sabbia che via via vi gettava dentro il ministro disinvolto, l’iniziativa parlamentare illegittima, il magistrato sedizioso, finivano per rompere il lavorìo ordinato di quella macchina e ne facevano un veicolo pirata, che aveva facoltà dei procedere solo al di fuori di qualsiasi controllo: e a dirigerne il moto illegale e impazzito stava l’inerzia di chi avrebbe dovuto arrestare quella corsa ed elevare le multe necessarie, cioè appunto il presidente della Repubblica … leggi tutto

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