La conferma di Mattarella è stata accolta con favore, insieme con il lavoro svolto per il Pnrr e la lotta al Covid
Le note dolenti non mancano, ma l’Italia può arrivare in alto
Se cercate le reazioni internazionali alla rielezione del presidente della Repubblica, ne troverete molte, ma non moltissime. Il motivo è semplice: il sollievo fa meno rumore della preoccupazione. Diplomazie e grandi testate giornalistiche non hanno notato il modo disordinato in cui siamo arrivati all’appuntamento?
Non hanno visto l’improvvisazione nei partiti, le ambizioni personali dei leader, le ripicche e i veti incrociati? Certo che hanno notato, ovvio che hanno visto. Ma all’estero badano al sodo. L’Italia rischiava di perdere Sergio Mattarella e, se le cose si fossero messe male, anche Mario Draghi. Li ha conservati entrambi. In un’Europa preoccupata e in un mondo sempre più agitato, non è poco. Anzi, è molto.
Le buone notizie per la comunità internazionale non finiscono qui. Abbiamo fatto i compiti, per una volta: tutti i 51 traguardi e obiettivi, necessari per ottenere la prima fetta dei fondi Next Generation (24 miliardi), sono stati raggiunti. Abbiamo lavorato duro, e i risultati sono arrivati: la crescita economica del 2021 è superiore alle previsioni (6,5%).
E la campagna di vaccinazione — la cosa più sensata che possiamo fare contro il Covid — procede a spron battuto. Come dosi giornaliere per milione di abitanti, l’Italia è prima in Europa, davanti a Portogallo e Svezia. Per questo dobbiamo ringraziare il governo e la struttura del commissario Figliuolo (la Germania ha deciso di imitarla, scegliendo il generale Carsten Breuer, anche lui esperto di logistica, con esperienze di comando in Kosovo e in Afghanistan).
Il merito va anche alle Regioni che, miracolosamente, da undici mesi hanno smesso di litigare sulla questione (fa eccezione Vincenzo De Luca in Campania, per motivi noti solo a lui). E, ovviamente, al novanta per cento di cittadini italiani che ha ascoltato scienza e coscienza.
Questi successi, nel momento internazionale che stiamo vivendo, valgono doppio. La pandemia, che rallenta ma non è finita. La tensione con la Russia, indebolita e arrabbiata; l’imperscrutabile volontà di potenza cinese; le turbolenze nordafricane, che incidono sulle migrazioni; la sicumera degli autocrati, dalla Bielorussia al Kazakistan.
E la confusione americana, che non accenna a finire … leggi tutto