L'autore che con la "Casta" contribuì a cambiare le sorti del paese, ora in un altro libro ammette:
“L’autonomia della magistratura così com’era stata concepita ha mostrato tutti i suoi limiti, fino ad assumere pian piano connotati diversi”
“Potere assoluto – I cento magistrati che comandano in Italia”, è il titolo del nuovo saggio del giornalista Sergio Rizzo (Solferino Editore, pagine 256, euro 17), in cui svela storie, protagonisti, conflitti d’interesse e retroscena inediti della casta più nascosta e potente del Paese:« i consiglieri di Stato. Ovvero, il nocciolo duro del potere in Italia».
Il libro, di cui discuteremo con l’autore sulla pagina Facebook del Dubbio, cade a fagiolo, considerato che solo poche settimane fa il Consiglio di Stato è stato al centro della cronaca giudiziaria per aver decapitato i vertici della Cassazione.
Quest’ultimo aspetto è ritenuto talmente problematico che si torna a parlare seriamente di un’Alta Corte: Rizzo riprende l’idea di Luciano Violante preoccupato del «rischio che “la magistratura amministrativa diventi il soggetto che, al di là della Costituzione, decide delle promozioni e delle sanzioni dei magistrati“.
Al di là della Costituzione. Vero. Ma questo può accadere – prosegue Rizzo – perché, “al di là della Costituzione”, l’autonomia della magistratura così com’era stata concepita ha mostrato tutti i suoi limiti, fino ad assumere pian piano connotati diversi».
Fra tutti i 10 mila e passa magistrati italiani i Consiglieri di Stato sono quelli più vicini alla politica. «Al punto da indirizzarne talvolta le scelte importanti. Gli spetta per legge – scrive Rizzo – il compito di esprimere pareri e suggerimenti sulle iniziative del governo. Pareri e suggerimenti, si badi bene, talvolta vincolanti». Ma il vero asso nella manica di questi magistrati è la possibilità di assumere incarichi diversi da quelli strettamente giudiziari, andando «fuori ruolo».
Hanno in mano i ministeri, come capi di gabinetto, e «perfino il processo legislativo della nostra democrazia, visto che, come esperti giuridici dei ministri, scrivono le leggi e ne gestiscono il funzionamento attraverso decreti attuativi predisposti da loro stessi», trasformandosi così negli uomini più potenti del Paese. «Nel governo di Mario Draghi ce ne sono undici: il 10 per cento dell’intero Consiglio di Stato».
Rizzo fa i nomi, individua i strani giri che fanno non uscendo mai da quelli che contano, e anche le preziose parentele: chi sono, lo scoprirete leggendo il libro. Il testo è ricco di storie realmente accadute, come si suol dire: a cominciare dalla partita non giocata tra Juventus e Napoli durante la pandemia e che divise l’Italia a metà. Il giudice sportivo e «consigliere di Stato Gerardo Mastrandrea infligge alla squadra di De Laurentiis non soltanto la sconfitta a tavolino per 3-0, ma la condisce per sovrapprezzo con la penalizzazione di un punto in classifica. […] Si può sempre fare ricorso alla Corte federale d’appello.
E chi è lì il presidente? Manco a dirlo, un altro consigliere di Stato. Resta tuttavia ancora una chance estrema. Il Collegio di garanzia dello sport del Coni».
E chi è il presidente? «Un terzo consigliere di Stato che spunta in questa assurda vicenda: Franco Frattini», ora divenuto Presidente del CdS. Ma nel saggio si fanno anche i conti in tasca alla magistratura amministrativa, con esiti sconcertanti: le spese per l’informatica sono passate dagli 8,3 milioni del 2013 per schizzare a 23 milioni nel 2020, per poi leggere, nel bilancio di previsione, che la spesa sarebbe salita in soli tre anni a 52 milioni e mezzo.
«La botta è così pesante che uno dei quattro membri laici, Salvatore Sica, chiede lumi. Fa mettere a verbale che vuole vederci chiaro lamentando “l’assenza di un’adeguata e dettagliata indicazione dei costi e della ratio sottesa alla spesa”.
Ma poi la sua uscita non sortisce effetti. Gli spiegano che a fare le gare è la Consip e che l’aumento deriva anche da questo (!)» … leggi tutto