Il 27 febbraio 1960 la morte dell’ingegnere antifascista, imprenditore e politico di Ivrea, figlio di un ebreo e di una valdese, le cui idee furono profondamente influenzate dall’etica protestante
60 anni fa a Ivrea non si festeggiò il Carnevale, quello della battaglia delle arance. La città piemontese era in lutto, perchè il 27 febbraio 1960 moriva in Svizzera, durante un viaggio in treno da Milano a Losanna, Adriano Olivetti.
«Abbiamo portato in tutti i villaggi le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell’ingegno e dell’arte. Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all’uomo il suo vero potere». Queste sue storiche parole sono state scelte dalla Fondazione a lui intitolata per promuovere una delle tante iniziative in memoria e nel solco del grande industriale, le “Lezioni olivettiane”.
Era nato a Ivrea, in Piemonte, nel 1901, figlio di Camillo, ebreo, mentre la mamma, Luisa Revel, era valdese. Il nonno dell’imprenditore, padre di Luisa, era il pastore di Ivrea, Daniele dei Revel di Torre Pellice. Proprio grazie ad un certificato di battesimo valdese riuscì a sfuggire alle persecuzioni antisemite … leggi tutto