Caro direttore, magari a questo punto Marco Travaglio ti risponde (nel caso, vedremo come e vedremo che cosa), ma non ci si può stupire se almeno fino a oggi ha svicolato.
Non è abituato a rendere conto delle cose che dice. Meno ancora a dare spiegazioni su quelle che non dice e sul perché non le dice. Vedi in televisione, per esempio. Quando pure lo fanno (perché solitamente è lasciato in solitudine monologante) gli mettono davanti dei tontoloni che lui fa a pezzi, oppure alcuni magari anche bravi che però mandano tutto in vacca, come Sgarbi che lo chiama “pezzo di merda” e si becca una querela o Giuliano Ferrara che gli dice “sei l’uomo più sputtanato d’Italia dopo Berlusconi” e poi si alza e se ne va. E in quel canaio trionfa lui in ogni caso.
Quando però si tratta di contraddire in scomodità, in occasioni in cui non fronteggia lo sprovveduto mandato al macello o un istrione che fa volare i piatti, allora il giornalismo di Marco Travaglio si porta in latitanza.
E’ probabile che rosichi, perché lo infastidisce assai essere preso in castagna, ma sa bene di poter contare su un sistema che l’ha messo dove l’ha messo, a dividersi il palco con i magistrati a cui dà del tu in faccia a una platea costituita dalla parte più impassibile dell’opinione pubblica, quella in orgasmo quando lui strilla che vuole vedere i condannati in catene … leggi tutto