Quando uno psicoterapeuta elaborò un libro sul senso della vita in un campo di concentramento (thevision.com)

di Ed Simon

Con le democrazie al collasso e l’implosione della biosfera, non c’è da meravigliarsi se le persone si disperano.

Lo psichiatra austriaco Viktor Frankl, sopravvissuto all’Olocausto, ha descritto con precisione questi sentimenti nel suo libro Uno psicologo nei lager (1946). Ha scritto di qualcosa di cui “molti pazienti si lamentano oggi, e cioè la sensazione di una totale e irrimediabile insensatezza delle proprie vite”. Una saggezza nichilista che emerge quando assistiamo all’apocalisse.

C’è qualcosa di prevedibile nelle pandemie contemporanee, dalle dipendenze alla fiducia nelle teorie pseudoscientifiche, poiché secondo l’analisi di Frankl “una reazione anormale in una situazione anormale è un comportamento normale”leggi tutto

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