La destra ha contestato il governo per aver finanziato la realizzazione di luoghi dove i detenuti possano stare insieme al loro partner per un giorno al mese.
Una misura di civiltà che non piace a chi rivendica il carcere quale esclusiva ignominia afflittiva
Nel competere in oscenità con la sinistra manettara e con l’armata forcaiola, quella che si compiace se un vecchio malato resta per sempre in carcere e ne esce soltanto «chiuso in una cassa» (così, testualmente, l’altra sera, l’ex magistrato e deputato progressista Giuseppe Ayala), la presunta controparte di destra si è recentemente esercitata nella contestazione dei propositi di stanziamento governativo per finanziare la realizzazione di luoghi in cui i detenuti, per un giorno al mese, possano stare in intimità con il partner.
Ripugna alla destra moderna e cristiana (Rosario&Ordine, per capirsi) anche la sola idea che ai detenuti sia consentito di “sfogare i propri istinti” a spese dei contribuenti, e quindi essa si aduna nella protesta contro il governo per cui (così, ancora testualmente, si bercia dai ranghi di Fratelli di Italia): «La priorità è garantire ai detenuti il massimo comfort e una brillante vita sessuale».
Non c’è neppure, a sorreggere questa requisitoria, la improbabile esigenza sicuritaria evocata da un altro bel campione della giustizia piombata, quel Nicola Gratteri specializzato in rastrellamenti e nella prefazione di libri negazionisti firmati da autori di propaganda neonazista: c’è proprio, e soltanto, la rivendicazione del carcere quale esclusiva ignominia afflittiva, e il solito vellicamento della reazione plebea al lassismo oltraggioso che si preoccupa del sollazzo dei condannati.
Se dovessimo fare ironia potremmo indugiare sulle abitudini di chi considera “brillante vita sessuale” il convegno di ventiquattro ore al mese (discutiamo di questo) in qualche ridotta di una prigione: chissà che tanta acrimonia, tanto risentimento, tanto ribollire di rabbia, non trovino causa in qualche insoddisfazione cui un po’ di esercizio offrirebbe salutare rimedio.
Ma non c’è proprio nulla su cui scherzare, perché qui si tratta della disperante dimostrazione (Donna Giorgia perdonerà se usiamo il maschile) che il meglio fico del bigoncio di destra rimane sempre il frutto pessimo dell’eterno albero reazionario e illiberale.
Quello che, per quanto la stampa coi fiocchi lo inzuccheri per adibirlo a punto di riferimento fortissimo delle affascinanti avventure alternative, va di traverso a chiunque chieda a qualsiasi leader del 2022 il minimo sindacale di un pizzico di civiltà.