Putinopoli
In Italia, in nome del diritto all’informazione, i giornali pubblicano continuamente liste di presunti corrotti, mafiosi, pedofili e molestatori, sulla base del nulla. Ma guai a definire «putiniano» chi passa le sue giornate a difendere le ragioni di Putin
In Italia è possibile pubblicare sui giornali liste di presunti corrotti e presunti mafiosi alla vigilia delle elezioni (ma anche durante e dopo, a dire il vero). È possibile dare del mafioso, del corrotto o dell’eversore a ministri, presidenti del Consiglio e presidenti della Repubblica sulla base di testimonianze di terza o quarta mano, sulla base di accuse crollate in tribunale o prima ancora di arrivarci, sulla base di intercettazioni telefoniche di cui è stata manipolata la registrazione o la trascrizione.
In Italia, infatti, è possibile pubblicare sui giornali, corredate di foto, le private telefonate di chiunque, su chiunque, comunque siano state intercettate, anche illegalmente (è successo), persino se tecnicamente manipolate (è successo anche questo), quale che sia il contenuto della conversazione e anche nel caso in cui la persona che parla o di cui si parla non abbia commesso alcun reato, anche nel caso in cui non sia stata mai nemmeno accusata né sospettata di averlo fatto, persino nel caso in cui l’intera vicenda non abbia, come si suol dire, alcuna rilevanza penale.
In Italia giornali, telegiornali e talk show, sulla base di simili dossier, hanno stilato ogni sorta di lista, e ogni qual volta qualcuno ha provato a dire che non era un modo di fare da Paese civile, e ha proposto di mettere un freno a questo schifo, l’intera stampa italiana, con rare eccezioni, è insorta gridando alla «censura» e al «bavaglio», in nome della libertà di informazione.
Fior di politici, registi, attori, soubrette, maestri d’asilo e professoresse di liceo sono finiti sui giornali, sotto titoli infamanti, sempre con tanto di foto, additati come pedofili, prostitute, molestatori, per il semplice fatto di essere stati accusati, sospettati o anche solo nominati da terze e quarte persone nel corso di un interrogatorio o di una telefonata o persino per un sms, esposti a qualunque calunnia e millanteria.
E anche questo andazzo è stato difeso come libertà di stampa, come dovere giornalistico di dare tutte le notizie, come trasparenza.
L’unica cosa che proprio non si può dire di nessuno, a quanto pare, è di essere un sostenitore di Putin. L’unica definizione che proprio non è accettabile mettere per iscritto, se non si vuole suscitare un’ondata di indignazione per le infami «liste di proscrizione» e il vergognoso assalto ai diritti costituzionali del cittadino, è quella di «putiniano».
Non conta il fatto che le persone in questione siano arrivate persino a insinuare che i massacri di Bucha gli ucraini se li fossero fatti da soli, che l’intenzione di invadere l’Ucraina da parte di Putin fosse una «fake news americana», che non bisognasse aiutare gli ucraini perché tanto Putin avrebbe vinto lo stesso in pochi giorni e che non bisognasse aiutarli perché un Putin in difficoltà era troppo pericoloso (insomma, che occorresse dargliela vinta, come avrebbe detto Totò, a prescindere). Macché. Il fatto non conta mai niente.
L’unica notizia di cui i giornali non possono dare conto è il fatto che nel pieno di una guerra, sulla base di segnalazioni dei nostri servizi segreti e dei servizi alleati, il comitato parlamentare preposto ha lanciato un allarme sull’attività di infiltrazione e disinformazione russa in Italia.
Questo no, questo per i nostri neo-garantisti non è tollerabile. Tanto meno si può sopportare che qualche giornale arrivi al punto da insinuare che chi passa l’intera giornata in tv a difendere le ragioni di Putin stia facendo, per un motivo o per l’altro, il gioco di Putin.
Che dire? Lo spettacolo è talmente ridicolo che non vale la pena nemmeno discuterne oltre, perché manca con ogni evidenza il presupposto della buona fede.
Perché si può discutere di tutto e con tutti, anche con chi neghi la sfericità della Terra, ma non si può discutere con un terrapiattista dentro una stazione orbitale: al massimo, per un po’, puoi provare a gesti, puoi sforzarti di indicare quel grande pallone colorato che ti gira di fronte, ma quale argomentazione puoi sviluppare?
Le cose, sull’Ucraina e sull’Italia, non potrebbero essere più chiare di così. Ed è una chiarezza che illumina implacabilmente ciascuno di noi … leggi tutto