Nel suo editoriale il direttore del Fatto Quotidiano ha ironizzato sulla strategia del Partito Democratico.
Ma le imprecisioni storiche non sono passate inosservate
Una penna tagliente, spesso offensiva, a volte protagonista di gaffe storiche sulla storia dell’Italia. Parliamo di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano e uno dei grandi intellettuali vicini al Movimento 5 Stelle.
Dopo aver messo nel mirino Mario Draghi per diverso tempo, il giornalista torinese ha acceso i riflettori sullo psicodramma in casa Partito Democratico, con Enrico Letta abbandonato da Carlo Calenda dopo giorni in stile “Beautiful”.
Nell’editoriale intitolato “Sogno di mezza estate”, Travaglio ha ironizzato sulle decisioni che dovrebbe prendere il segretario Pd, insieme ad altri esponenti di spicco del mondo dem, dopo il patetico tira e molla con Calenda. Ed ecco il paragone storico: secondo il direttore del Fatto,
Letta dovrebbe dimettersi come fece Armando Diaz dopo la disfatta di Caporetto, uno dei fatti più noti della Prima guerra mondiale. “E ora la fantapolitica. Letta e i vicedisastri Franceschini, Guerini&C., come Diaz dopo Caporetto, si dimettono. E nominano reggente del Pd l’unico leader che ancora scaldi il cuore del fu elettorato di sinistra: Bersani”, lo scenario fantapolitico tracciato da Travaglio.
Ma qualcosa non torna nella ricostruzione di Travaglio e non si tratta di un dettaglio microscopico. Il fronte italiano alla storica disfatta di Caporetto dell’autunno del 1917 era guidato dal generale Luigi Cadorna, tra i principali artefici della débâcle. La terribile sconfitta portò a conseguenze politiche immediate, una delle principali fu l’avvicendamento di Cadorna con il generale Armando Diaz. Fu lui, nato a Napoli, a organizzare la resistenza sul fiume Piave e sul monte Grappa. Il resto è storia.
Ma c’è di più. Come già rimarcato in precedenza, Cadorna non presentò le dimissioni. Anzi: il generale provò in ogni modo a celare i suoi errori tattici, puntando il dito contro gli altri reparti militari.
Diaz fu promosso nella speranza di risollevare le sorti dell’esercito italiano. Insomma, Travaglio forse dovrebbe ripassare qualche buon manuale di storia.