Il virologo in chief della Casa Bianca: «Ogni volta che abbiamo pensato che fosse finita, è arrivata un’altra ondata»
Il Coronavirus «ci ha preso in giro per due anni e mezzo». E quindi è «prematuro pensare che la pandemia sia finita». Il professor Anthony Fauci, a capo della task force sanitaria della Casa Bianca, in un’intervista al Corriere della Sera smorza le previsioni ottimistiche su Sars-CoV-2 e sul virus più buono. E avverte che è necessario tenere alta la guardia nel 2023: «C’è una grande differenza tra ciò che le persone negli Stati Uniti e in Europa percepiscono o desiderano e quella che è la realtà. Negli Usa siamo nel mezzo di una semi ondata della variante Omicron Ba5.
E anche se sembra che abbiamo raggiunto il “plateau”, registriamo più di 100 mila casi al giorno. Con circa 3-400 morti. È un livello inaccettabile. I miei colleghi nell’Europa occidentale, in Italia, in Gran Bretagna, mi dicono che i casi sono stazionari. L’epidemia, invece, continua a espandersi nell’Europa dell’Est».
Il pericolo inverno
Per questo, secondo Fauci «è scorretto e prematuro sostenere che l’infezione sia finita. Basta vedere i numeri delle ospedalizzazioni. È comprensibile che la gente sia stanca e voglia tornare a un certo grado di normalità. Ma faremmo meglio a essere cauti. Questo virus ci ha preso in giro per due anni e mezzo. Ogni volta che abbiamo pensato che fosse finita, è arrivata un’altra ondata. Non dobbiamo abbassare completamente la guardia, perché non siamo in grado di prevedere che cosa accadrà il prossimo autunno e il prossimo inverno».
Fauci invita a immunizzarsi chi lo ha fatto nel 2021, in attesa dei nuovi vaccini programmati per ottobre e novembre. Mentre sulle restrizioni spiega che «la Cdc, la nostra autorità sanitaria federale, ha disegnato una mappa con diversi colori, dal verde al rosso, in base alle ospedalizzazioni e alla capacità recettiva delle strutture sanitarie. A ogni colore corrisponde una raccomandazione: con il verde non ci sono problemi; con il giallo è meglio indossare la mascherina e così via fino all’allarme rosso».
Il vaiolo delle scimmie e l’Aids
Come le zone in Italia: «Questo criterio di flessibilità resta il più valido ed è applicato anche in Europa. Vorrei, però, aggiungere un punto. Oltre alle raccomandazioni delle autorità, ci sono le decisioni individuali. Per esempio se io vivo in un’area a basso rischio, ma a casa mi aspettano degli anziani o delle persone malate, allora farei bene a indossare comunque la mascherina». L’ultima battuta è sul vaiolo delle scimmie: secondo Fauci il virus si sta evolvendo ed è immaginabile un paragone con la pandemia dell’Aids.
Ma c’è una differenza importante: «A quel tempo non conoscevamo l’origine del virus; riuscimmo a identificarlo solo nel 1983-84. Non avevamo test per la diagnosi. Non avevamo alcuna terapia e ancora oggi non abbiamo un vaccino. Adesso le cose stanno andando in modo molto diverso con “il vaiolo delle scimmie”.
Conosciamo questo virus dal 1970. Abbiamo dei buoni strumenti per la diagnosi. E soprattutto abbiamo i vaccini. Quindi non siamo di fronte a una sfida per la ricerca scientifica. La sfida, invece, è di potenziare la nostra reazione e consegnare i vaccini o le cure alle persone che ne hanno bisogno».