I lavoratori invisibili che tengono vive le nostre città (corriere.it)

di Venanzio Postiglione

Sui medici, gli infermieri, tutto il 
personale sanitario, si è scritto e non 
si scrive mai abbastanza. 

Ma c’è la lista (lunga) di chi combatte e non appare. L’edicolante che si sveglia all’alba per vendere i giornali. La cassiera che fa i turni come nulla fosse. I volontari, spesso giovani, in giro a portare la spesa agli anziani

Come se il rumore, sulle rotaie, fosse cento volte più forte. Perché piazza Cordusio, il luogo più frenetico di Milano, è una specie di deserto. Arriva il tram. Nessuno a bordo, nessuno in giro, nessuno in attesa per salire. E l’autista, da solo, si ferma, apre e richiude le porte, riparte. Sembra scontato. Ma è una sorta di metafora (bellissima) dei nostri giorni: il dovere per il dovere. A prescindere. Il tranviere che fa il suo lavoro con pochissimi passeggeri (autorizzati) o neppure un’anima.

E poi il poliziotto che sorveglia piazza Duomo senza nessuno, ma proprio nessuno, come nelle cartoline dei monumenti che avevano i nonni. L’addetto alle pulizie che spazza la Galleria, avanti e indietro, tanto che alla fine sembra veramente un salotto. Il tassista che sta lì per aspettare il cliente, non si sa mai. Una fetta di città che tiene viva la città: comunque. A Milano, in tutta Italia … leggi tutto

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