di Valerio Baroncini
C'è un video che gira, di cellulare in cellulare, da Piacenza a Roma, amplificato dalla campagna elettorale.
Lo vedrete su qualche sito, ma non su quello de il Resto del Carlino. E’ una scelta di campo, è una scelta di civiltà.
Il video cristallizza – con violenza, indugiando senza alcuna dignità sulla vittima di un reato e in un silenzio tragico all’alba di una domenica piacentina – l’aggressione subita da una donna da parte di un giovane. E’ un video che fa paura, è un video di paura. Forse anche da parte di chi l’ha girato. O forse no: il cellulare è ormai un’estensione del corpo, l’atto del ‘registra’ è automatico, supera anche il buonsenso e i comportamenti civili. La testimonianza può anche essere complice.
L’autore avrà chiamato le forze dell’ordine, ma non ha fatto nulla (scendere in strada, urlare) per fermare la violenza sessuale. Ed è solo l’ultimo di una serie di video-choc di cui vi parliamo.
Il rispetto delle vittime viene prima del diritto di cronaca.
E anche della campagna elettorale: diverso è parlare di sicurezza, affrontare temi delicati come le norme sui reati sessuali, pensare a sistemi efficaci di prevenzione.