Nabokov: Tolstoj sì, Dostoevskij no (doppiozero.com)

di Valeria Bottone

Stati Uniti, 1940: Nabokov è da poco arrivato 
in America e si trova a fare lezione a studenti 
americani. 

Cosa sanno della letteratura russa i suoi studenti? Su quali traduzioni possono contare? Quali difficoltà dovranno affrontare? Nell’ultimo breve saggio delle Lezioni di letteratura russa, dopo averli condotti «attraverso il paese delle meraviglie di un secolo di letteratura»,

Nabokov tira le fila del suo corso ed elenca alcune difficoltà che gli studenti si troveranno di fronte: non sanno leggere il russo, hanno a disposizione traduzioni «abominevoli» e devono districarsi in una massa «amorfa e mostruosa di cose mediocri il cui unico scopo è politico». A guidarli in questa selva c’è il professor Nabokov, tra i più popolari della Cornell University, dove dal 1948 insegna come professore associato nel corso sui Maestri della narrativa europea e in quello di Letteratura russa in traduzione.

Visto il successo delle lezioni, e forse anche per facilitare lo studio dei suoi studenti, Nabokov mette in cantiere la pubblicazione delle sue lectures, progetto che viene però abbandonato e ripreso, dopo la sua morte, da Fredson Bowers, curatore sia delle Lezioni di letteratura del 1980 (la cui prima edizione italiana è pubblicata da Garzanti nel 1982 e poi riedita da Adelphi nel 2018) sia delle Lezioni di letteratura russa del 1982, edite da Garzanti nel 1987 e appena ripubblicate da Adelphi, con la bella traduzione di Cinzia De Lotto e Susanna Zinato.

Per i suoi studenti Nabokov traduce anche l’Evgenij Onegin di Puškin, dopo aver raccolto l’esortazione della moglie Vera a tradurre lui stesso l’opera, evitando così di farsi il sangue amaro con le brutte o errate traduzioni esistenti.

Se però la tanto chiacchierata traduzione dell’Onegin e il suo ponderoso commento verranno dati alle stampe nel 1964 da Nabokov stesso, dopo un meticoloso lavoro durato circa dieci anni, le lezioni di letteratura russa vengono approntate alla pubblicazione senza il suo benestare e a partire da appunti che hanno un diverso livello di compiutezza, tanto che viene da chiedersi – come fanno le curatrici nella postfazione – se Nabokov sarebbe stato felice di vederle pubblicate.

«Caotiche e sciatte» le avrebbe definite in un appunto risalente al 1972 ritrovato tra le sue carte; giudizio che tuttavia appare eccessivo se le si valuta nella veste editoriale in cui vengono proposte al lettore. Certo, manca l’impostazione uniforme e strutturata tipica del manuale o del saggio critico, e infatti non è di questo che si tratta, ma se si considera che i testi sono concepiti per essere letti o esposti in forma orale, l’eterogeneità o le ripetizioni di alcuni concetti, che sono comuni quando in una lezione si torna a ribadire ciò che si considera importante, passano in secondo piano, senza che se ne ricavi un’impressione di caos e sciatteria, come scrive Nabokov nel suo appunto.

Anzi, sono anche questi aspetti a rendere le lezioni piacevoli e accessibili a un lettore che sa poco o nulla di letteratura russa e a cui non è richiesto altro sforzo se non quello di lasciarsi guidare. Cinque sono gli autori trattati: Gogol’, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Čechov e Gor’kij dei quali viene fornita una presentazione biografica e un’analisi delle opere più significative.

Di queste ultime vengono riportati stralci più o meno lunghi che Nabokov commenta, permettendo al lettore di farsi un’idea dell’opera analizzata. Corredano il volume altri quattro saggi, un’appendice con alcune riproduzioni fotografiche degli appunti di Nabokov e una dettagliata postfazione delle curatrici … leggi tutto

(Vladimir Nabokov 1973)

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