Succede che ogni tanto qualcuno si alzi e si chieda: cosa direbbe oggi di tutto questo Pasolini?
Non è facile rispondere, anzi a volte persino impossibile. Pasolini, ancora così presente tra noi, per tante ragioni è anche ormai molto lontano. Eppure ci sono questioni su cui ha detto e scritto cose importanti. Una delle sue tesi più discusse negli anni Settanta era quella del superamento della distinzione tra destra e sinistra.
Pasolini non guardava tanto gli aspetti ideologici, ma, come spiega in Scritti corsari, piuttosto al linguaggio dei corpi. PPP era senza dubbio uno specialista di corpi, prima di tutto di quelli dei ragazzi che amava, in Friuli prima e a Roma poi, i ragazzi del mondo contadino e quelli del sottoproletariato urbano, che sono i suoi eroi, i suoi Narcisi, lo specchio in cui riflettersi come si vede nei suoi romanzi e nei primi film.
L’articolo intitolato Il “Discorso” dei capelli apre gli Scritti corsari. Viene pubblicato il 7 gennaio 1973 sulla seconda pagina del giornale della borghesia industriale del Nord, “il Corriere della Sera”. Pasolini vi racconta il suo incontro con i cappelloni in un hotel di Praga poco oltre la metà degli anni Sessanta. Sono giovani e non parlano.
Il poeta studia il loro “linguaggio dei capelli” e si fa semiologo del discorso che emana dal loro corpo. Si convince che tra i giovani di sinistra e di destra ora non vi sia più alcuna differenza. Il discorso non è chiarissimo in questo primo articolo. Pasolini sta ancora elaborando il proprio pensiero e nei mesi successivi la tesi viene presentata in modo più articolato. La premessa del discorso è l’amore che PPP nutre per i ragazzi, un amore che ha due facce: da un lato c’è l’agape, l’amore come amicizia e pedagogia, e dall’altro l’eros, la passione e insieme la sessualità.
Questo è il tema centrale della sua estetica e quindi anche della sua etica, lì sta la radice etica della critica che il poeta rivolge allo sterminio attuato dal neocapitalismo nella società italiana. All’epoca la tesi suscitò parecchie polemiche: la maggior parte degli intervenuti non era d’accordo.
Se Pasolini fosse ancora qui con noi, da illustre centenario, cosa direbbe davanti ai due schieramenti, uno di Destra, guidato dai “Fratelli d’Italia” – nome quanto mai indicativo –, e uno di Sinistra, guidato dal Partito Democratico – altro nome che meriterebbe più di una chiosa?
Se si legge Scritti corsari, si capisce che per Pasolini non c’era più nessuna differenza estetica, e dunque etica, tra la Destra e la Sinistra, dal momento che, come spiega negli articoli seguenti, è avvenuta un’omologazione prodotta dal consumismo, dalla scomparsa del mondo contadino e dall’insignificanza della Chiesa Cattolica.
La grande rivoluzione antropologica, scrive, ha unificato i costumi degli italiani, a partire dall’aspetto fisico. La tesi non riguarda le ideologie in senso stretto, ma l’effetto che la rivoluzione antropologica ha prodotto nelle persone. Pasolini vagheggiava il vecchio mondo, pre-capitalista, un mondo ideale per ragioni legate al suo amore per i ragazzi.
Nel 1970-75 li vede brutti, immiseriti e nevrotici. I borgatari sono diventati dei piccolo borghesi. Sulla politica PPP ha delle idee molto chiare: in Italia non era mai esistita “una grande Destra”, perché “non ha avuto una cultura capace di esprimerla”: “ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo” (Scritti corsari). A lui interessano le conseguenze dell’omologazione “culturale” che è derivata dalla trasformazione economica del paese.
Riguarda tutti: “popolo e borghesia, operai e sottoproletari”. Pasolini, come aveva capito Gianfranco Contini, è a suo modo un poeta simbolista. Nell’articolo in cui parla della Destra politica scrive anche che il Potere “non sa più che farsene di Chiesa, Patria e Famiglia e altre ubbie affini”.
Cosa direbbe oggi Pasolini della differenza tra Destra e Sinistra? Non è facile rispondere. Di certo lui, che era un populista nel senso etimologico della parola – amava il popolo –, si stupirebbe del ritorno di un partito di Destra che esibisce tra i suoi slogan: “Dio, Patria e Famiglia”.
La differenza tra Destra e Sinistra esiste ancora, se siamo ritornati a quella parola d’ordine? Probabilmente PPP assentirebbe: c’è ancora una Destra priva di cultura. Il suo credo si fonda ancora sul passato, sul fascismo; non ha saputo, come scriveva nel 1974 Pasolini dopo le bombe neofasciste, elaborare alcuna cultura, o meglio la trae dal populismo neoconservatore o addirittura reazionario. La distinzione tra Destra e Sinistra esiste ancora se i temi della democrazia continuano a permanere dirimenti, come quello della libertà.
Forse avrebbe simpatizzato con Giorgia Meloni riguardo al tema dell’aborto, cui Pasolini era contrario, ma questo tema andrebbe collegato, almeno per quanto riguarda il poeta di Casarsa, al quello della sessualità, della particolare omosessualità di Pasolini, che non è quella gay … leggi tutto